giovedì 21 marzo 2019

Frammenti d'un anno scolastico: Nisida: poesie in versi e non solo






La cosa bella di Nisida
è che all’aperto la mattina
quando ti affacci vedi tutto
è come una cartolina
bella da vedere
ma brutta per non
poterla vivere.
Michele



Tante volte la vita non mi ha dato
le risposte che cercavo
ma grazie a te ho imparato
a contare fino a dieci.
Nisida, ti rappresenti
con i tuoi mille colori
e sai cambiare mille umori.
Brahim



Quando guardo l’orizzonte
vedo le strade dove passavo
a più di cento all’ora
col mio SH300 e i luoghi
dove sono andato a mare.
Ed è un’arma a doppio taglio
tutto bello ma non posso
godermelo
perché sono in galera.
Salvatore




Mi ha emozionato particolarmente vedere, qualche giorno fa, le prime finestre prodotte nel Laboratorio d’Arte Presepiale che riproducono alcuni versi scritti, nelle nostre aule, da ragazzi che sono stati a Nisida decine di anni fa. Li abbiamo ricordati ieri, rileggendo quelle poesie al completo e provando, come facciamo da mesi, a scriverne di altre. (Per esempio, quelle contenute in questo post).

E, oggi, abbiamo ricordato le nostre le nostre visite alla Biblioteca nazionale, dove abbiamo anche visto – come ha scritto lo scorso anno Giovanni – «i manoscritti di Giacomo Leopardi il più grande poeta lirico italiano dove c’era la poesia più nota di Leopardi, L’Infinito, una cosa unica, ti emozioni a guardarla ma soprattutto a leggerla perché bisogna togliersi il cappello di fronte a Leopardi.»
È stata, questa, la nostra partecipazione alla Giornata della Poesia. (Ma, dell’Infinito, torneremo a parlare nei prossimi giorni)


Ma non ci siamo certo dimenticati né che oggi è Primavera, sebbene iniziata ieri con qualche anticipo, né tantomeno che è anche la Giornata delle Vittime Innocenti delle Mafie, i cui nomi restano nell’aquilone all’imbocco del cortile Hugo Pratt.


 

Mentre, in un largo cerchio di ragazze e ragazzi, parlavamo di tutte queste cose, due ragazze, che stanno da noi da molto tempo, sono state chiamate: una per il suo primo giorno di lavoro esterno, l’altra per andare in comunità. Alla prima sono state dedicati auguri e scongiuri perché tutto vada bene. Il volo che le compagne hanno fatto per salutare la seconda – una sorta di sciame di api tutte verso un fiore pieno di nettare prima che s’allontani – avrebbe bisogno delle parole di un poeta.
Una giornata, insomma, di straordinaria normalità.

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