Peter Tabichi, 36 anni, keniota, frate
francescano, che insegna
presso la Keriko Secondary School vicino Nakuru, nel cuore della Rift Valley,
ha vinto, qualche giorno fa, il Global Teacher Prize 2019
Che metà marzo sia tempo del “miglior insegnante
dell’anno”, se mai l’avessi scordato, me l’avevano già ricordato:
-
alcuni
articoli di giornale (cartacei e online)
- un’immagine
Instagram, inviatami da un amico, che Matteo Renzi, in compagnia di Stefania
Giannini e Alessandro Fusacchia, commenta così: «Oggi a Dubai per partecipare al più
importante Forum sull’Educazione, il Global Education and Skills Forum
organizzato dalla Varkey Foundation. E la cosa bella è che i principi della
Buona Scuola a cui abbiamo lavorato nel Governo dei Mille Giorni sono
straordinariamente attuali in tutto il mondo. Bello incontrare di nuovo
Stefania Giannini, ora all’Unesco e il suo ex capo di gabinetto Alessandro
Fusacchia. Tante critiche ricevute ma nessuno ha investito quanto noi nella
scuola, dallo zero sei al piano per la scuola digitale.»
-
l’insistenza
di Fb nel ripropormi “ricordi” di due anni fa.
Già, perché, nel 2017, a Dubai, c’ero anch’io, insieme
ai colleghi che, con me, avevano vinto l’Italian
Teacher Prize. Un’esperienza indimenticabile per tutti noi. Nel confronto
con tantissimi insegnanti di tutto il mondo, abbiamo potuto apprendere dagli
altri ma anche verificare che la nostra scuola non manca di eccellenze in campo
scientifico ed ha esperienze (per esempio: in ospedale, in carcere) che possono
essere di stimolo a tanti.
I vincitori dell’Italian
Teacher Prize 2017 (voluto dall’allora
ministra Stefania Giannini) erano stati premiati (dalla ministra Valeria Fedeli)
per attuare (o continuare ad attuare) i loro progetti, con un finanziamento (alle
scuole di appartenenza) di 50 mila euro (per In viaggio per guarire di Anna Berenzi) e 30 mila ( per quelli di Daniela
Ferrarello, Antonio Silvagni, Dario Gasparo e per il mio, relativo al lavoro di
scrittura per Nisida come Parco letterario).Una cifra certo non alta rispetto a
quanto investe il Miur, ogni anno, in decine e decine di iniziative.
Quando i progetti sono stati completati, nella
primavera 2018, si era in fase di cambio di governo e non c’è stata alcuna manifestazione
pubblica del Ministero che ne desse conto.
Né sono stati indetti i bandi per il 2018 e 2019.
È vero che ci si può candidare direttamente al Global Teacher Prize (come è già
capitato negli anni precedenti, anche quest’anno un italiano è stato tra i 50
finalisti) ma perché non continuare con un’iniziativa che aveva portato all’attenzione
anche dei non addetti ai lavori almeno alcuni aspetti dell’impegno, della
creatività, della competenza che anima la scuola italiana?
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