mercoledì 27 marzo 2019

Che fine ha fatto l'Italian Teacher Prize?






Peter Tabichi, 36 anni, keniota, frate francescano, che insegna presso la Keriko Secondary School vicino Nakuru, nel cuore della Rift Valley, ha vinto, qualche giorno fa, il Global Teacher Prize 2019

Che metà marzo sia tempo del “miglior insegnante dell’anno”, se mai l’avessi scordato, me l’avevano già ricordato:

-          alcuni articoli di giornale (cartacei e online)

-      un’immagine Instagram, inviatami da un amico, che Matteo Renzi, in compagnia di Stefania Giannini e Alessandro Fusacchia, commenta così: «Oggi a Dubai per partecipare al più importante Forum sull’Educazione, il Global Education and Skills Forum organizzato dalla Varkey Foundation. E la cosa bella è che i principi della Buona Scuola a cui abbiamo lavorato nel Governo dei Mille Giorni sono straordinariamente attuali in tutto il mondo. Bello incontrare di nuovo Stefania Giannini, ora all’Unesco e il suo ex capo di gabinetto Alessandro Fusacchia. Tante critiche ricevute ma nessuno ha investito quanto noi nella scuola, dallo zero sei al piano per la scuola digitale.»

-          l’insistenza di Fb nel ripropormi “ricordi” di due anni fa.

Già, perché, nel 2017, a Dubai, c’ero anch’io, insieme ai colleghi che, con me, avevano vinto l’Italian Teacher Prize. Un’esperienza indimenticabile per tutti noi. Nel confronto con tantissimi insegnanti di tutto il mondo, abbiamo potuto apprendere dagli altri ma anche verificare che la nostra scuola non manca di eccellenze in campo scientifico ed ha esperienze (per esempio: in ospedale, in carcere) che possono essere di stimolo a tanti.

I vincitori dell’Italian Teacher Prize 2017 (voluto dall’allora ministra Stefania Giannini) erano stati premiati (dalla ministra Valeria Fedeli) per attuare (o continuare ad attuare) i loro progetti, con un finanziamento (alle scuole di appartenenza) di 50 mila euro (per In viaggio per guarire di Anna Berenzi) e 30 mila ( per quelli di Daniela Ferrarello, Antonio Silvagni, Dario Gasparo e per il mio, relativo al lavoro di scrittura per Nisida come Parco letterario).Una cifra certo non alta rispetto a quanto investe il Miur, ogni anno, in decine e decine di iniziative.

Quando i progetti sono stati completati, nella primavera 2018, si era in fase di cambio di governo e non c’è stata alcuna manifestazione pubblica del Ministero che ne desse conto.
Né sono stati indetti i bandi per il 2018 e 2019.

È vero che ci si può candidare direttamente al Global Teacher Prize (come è già capitato negli anni precedenti, anche quest’anno un italiano è stato tra i 50 finalisti) ma perché non continuare con un’iniziativa che aveva portato all’attenzione anche dei non addetti ai lavori almeno alcuni aspetti dell’impegno, della creatività, della competenza che anima la scuola italiana?

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