Brekfast:Orange jiuce.
Porridge oats and milk. Fried egg, grilled bacon ando tomatoes. Toast, butter,
marmalade, tea.
Lunch: Timbalo of
macaroni. Roast loins af pork. Apple sauce. Green salade. Hot mince pies. Fruits
and nuts.
Afternoon tea: Tea and
biscuits.
Dinner: Hors d’oeuveres. Cream
tomato soup. Roast turkey. Boiled streaky pork. Sausage stuffing. Cauliflower au
gratin. Rissolè potatoes. Christmas pudding. Brandy sauce. Chocolate log and
coffee.
Questo è il Christmas
Menu 1944 per la Royal Air Force all’hotel Cocumella di Sorrento, scritto con
sobria eleganza su un cartoncino dal colore sbiadito.
L’ha ritrovato tra
vecchie carte di famiglia una mia collega e, per me, è un’emozione forte
leggerlo.
Mi emozionano i documenti
del passato, quelli che ci consentono di ricostruire anche aspetti piccoli,
secondari della nostra storia. Penso che conoscere la
storia possa rendere cittadini migliori e persone con un più alto tasso di
umanità.
La scuola italiana,
invece, sta trasformando sempre più la storia in una disciplina di serie
inferiore, che, mi sembra, non è più materia degli Esami di Stato.
In un articolo di ieri su Repubblica,
Simonetta Fiore ha fatto notare che, nella nostra Università, mentre i docenti
di Economia sono quasi 5000 e quelli di Ingegneria 5500, quelli di Storia sono
solo 700 (di cui 156 medievisti) e che, nei prossimi vent’anni, saranno estinti.
Va bene, benissimo, che
si studino discipline scientifiche, ma trascurare la storia è una catastrofe
culturale.
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