A quasi nove mesi dalla
formazione del governo in carica, il Pd dovrebbe ringraziare Renzi per la sua
opposizione netta a qualsiasi accordo con i CinqueStelle. Quella posizione
sarebbe dovuta diventare la roccia su cui costruire un’opposizione ampia nel
paese (opposizione che non può che avere come obiettivo anche il recupero al
voto dei tantissimi che ormai si astengono) rispetto al connubio populista oggi
al potere. Non è stato così. Il Pd – a parte alcune persone e alcune
circostanze e alcune sacrosante prese di posizione in Parlamento – è apparso
nettamente inferiore rispetto alle necessità che il momento storico imporrebbe.
Ultimo esempio: il tepore, per non dire peggio, rispetto all’iniziativa di
Calenda che, pur con alcuni limiti (il linguaggio del manifesto non mi sembra
capace di scaldare menti e cuori), è una concreta opportunità di coagulare chi
non si riconosce nell’attuale andazzo nel nome di un’Europa protagonista nel
mondo.
Le prossime primarie
saranno l’ultima possibilità del Pd di presentarsi al paese come “la” forza di
opposizione pronta ad un nuovo governo: di serio e responsabile riformismo. Se
alle primarie vincesse chi viene oggi indicato come possibile “nuovo padre” (bruttissima
espressione) questa possibilità sarebbe preclusa e il Pd non avrebbe più alcun
futuro.
E, questa volta, probabilmente,
per Renzi (e per chi ha una certa idea di che cosa la politica
potrebbe/dovrebbe fare) si imporrà il prendere “un’altra strada”.
(Naturalmente, non so niente del libro di prossima uscita, ma mi sembra un
titolo azzeccato)
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