venerdì 8 febbraio 2019

A proposito del Pd






A quasi nove mesi dalla formazione del governo in carica, il Pd dovrebbe ringraziare Renzi per la sua opposizione netta a qualsiasi accordo con i CinqueStelle. Quella posizione sarebbe dovuta diventare la roccia su cui costruire un’opposizione ampia nel paese (opposizione che non può che avere come obiettivo anche il recupero al voto dei tantissimi che ormai si astengono) rispetto al connubio populista oggi al potere. Non è stato così. Il Pd – a parte alcune persone e alcune circostanze e alcune sacrosante prese di posizione in Parlamento – è apparso nettamente inferiore rispetto alle necessità che il momento storico imporrebbe. Ultimo esempio: il tepore, per non dire peggio, rispetto all’iniziativa di Calenda che, pur con alcuni limiti (il linguaggio del manifesto non mi sembra capace di scaldare menti e cuori), è una concreta opportunità di coagulare chi non si riconosce nell’attuale andazzo nel nome di un’Europa protagonista nel mondo.

Le prossime primarie saranno l’ultima possibilità del Pd di presentarsi al paese come “la” forza di opposizione pronta ad un nuovo governo: di serio e responsabile riformismo. Se alle primarie vincesse chi viene oggi indicato come possibile “nuovo padre” (bruttissima espressione) questa possibilità sarebbe preclusa e il Pd non avrebbe più alcun futuro.

E, questa volta, probabilmente, per Renzi (e per chi ha una certa idea di che cosa la politica potrebbe/dovrebbe fare) si imporrà il prendere “un’altra strada”. (Naturalmente, non so niente del libro di prossima uscita, ma mi sembra un titolo azzeccato)

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