Era già
capitato. Otto anni, meglio trentadue stagioni fa, sul Gariglione,
s’erano presi Peppino. Era bello, alto e robusto. Dicono che raggiungeva
i 35 metri e pesava 150 quintali. S’incantava ore e ore a guardare sole
e luna, in silenzio, e non raccontava i suoi pensieri al vento. Quando
lo portarono via ci disse solo “Addio”. Poi, aria ed uccelli ci hanno
riferito di come svettasse, pieno di luci, in una piazza grande, dentro
il colonnato più conosciuto del mondo. Un uomo vestito di bianco l’aveva
benedetto, turisti di ogni dove l’avevano fotografato e migliaia di
bambini l’avevano guardato con le gote gonfie in ohhhhhhh di meraviglia.
Insomma, era morto (quasi) contento.
Anche
quest’anno l’abete di piazza San Pietro sarà preso da queste montagne,
l’ha confermato pure il FloraNews, il tg mondiale degli alberi.
Poiché
gli umani ben poco capiscono anche di ciò che più è evidente, non
prenderanno Ciccio il saggio, che, di Dio e degli alberi, conosce tutte
le storie. E, quando bruciamo di calura estiva o ci pieghiamo nelle
tempeste invernali, ci racconta dell’albero di mele dell’Eden e degli
alberi danzanti la gioia del Signore di Salmi e Profeti e dell’albero
della Croce che si fa albero della Vita e degli uomini saggi (pochi) che
sono come alberi piantati sulla riva del fiume.
Ciccio il
saggio ha radici rinsecchite e una chioma che si va facendo calva. E,
quindi, gli umani sceglieranno tra Giovanni, lo scapigliato che gioca
col vento, Mattia il divertente che racconta barzellette e Andrea il
burbero che le regole le conosce tutte.
Qualcuno dice, però, che – forse, chissà, è il momento giusto – sceglieranno me.
Io mi
chiamo Annachiara, sono la più piccola e profumata. Ho radici giovani e
rami perfetti. E, ogni sogno, mi sogno un bambino che prende una stella
dal cielo e me l’appunta tra i capelli.
Pubblicata su Zoomsud
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