domenica 16 novembre 2014

Favoletta di Annachiara, abete calabrese di piazza San Pietro




Era già capitato. Otto anni, meglio trentadue stagioni fa, sul Gariglione, s’erano presi Peppino. Era bello, alto e robusto. Dicono che raggiungeva i 35 metri e pesava 150 quintali. S’incantava ore e ore a guardare sole e luna, in silenzio, e non raccontava i suoi pensieri al vento. Quando lo portarono via ci disse solo “Addio”. Poi, aria ed uccelli ci hanno riferito di come svettasse, pieno di luci, in una piazza grande, dentro il colonnato più conosciuto del mondo. Un uomo vestito di bianco l’aveva benedetto, turisti di ogni dove l’avevano fotografato e migliaia di bambini l’avevano guardato con le gote gonfie in ohhhhhhh di meraviglia. Insomma, era morto (quasi) contento.

Anche quest’anno l’abete di piazza San Pietro sarà preso da queste montagne, l’ha confermato pure il FloraNews, il tg mondiale degli alberi.

Poiché gli umani ben poco capiscono anche di ciò che più è evidente, non prenderanno Ciccio il saggio, che, di Dio e degli alberi, conosce tutte le storie. E, quando bruciamo di calura estiva o ci pieghiamo nelle tempeste invernali, ci racconta dell’albero di mele dell’Eden e degli alberi danzanti la gioia del Signore di Salmi e Profeti e dell’albero della Croce che si fa albero della Vita e degli uomini saggi (pochi) che sono come alberi piantati sulla riva del fiume. 

Ciccio il saggio ha radici rinsecchite e una chioma che si va facendo calva. E, quindi, gli umani sceglieranno tra Giovanni, lo scapigliato che gioca col vento, Mattia il divertente che racconta barzellette e Andrea il burbero che le regole le conosce tutte.

Qualcuno dice, però, che – forse, chissà, è il momento giusto – sceglieranno me.

Io mi chiamo Annachiara, sono la più piccola e profumata. Ho radici giovani e rami perfetti. E, ogni sogno, mi sogno un bambino che prende una stella dal cielo e me l’appunta tra i capelli.

Pubblicata su Zoomsud

 

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