Nel
profluvio di commenti che hanno accompagnato la nomina delle otto ministre del
nuovo governo – commenti in (piccola) parte sulle loro competenze e in (gran)
parte sul loro look: in fondo, quasi tutti, sottilmente o anche meno
sottilmente, misogini – ce n’è stato anche più di uno sulla inopportunità di
nominare ministro una donna incinta.
Ha
scritto su twitter Costanza Miriano, autrice notissima di alcuni libri che
esaltano il ruolo della moglie “sottomessa” e del corrispondente atteggiamento
del marito (intendesi della “sottomissione” dell’amore non di quella della
servitù: da san Paolo): “Per me nominare un ministro all'8° mese di
gravidanza significa non rispettare la realtà: le esigenze del bambino, della
mamma e del ministero”.
Affermazione che trovo più pesante di tutte quelle, che pure ho criticato, sul vestiario delle ministre.
Perché il discorso sul look è un
modo di riaffermare che compito prioritario delle donne è “apparire”,
possibilmente “gradevoli” o anche “appetibili”, non “essere”, magari “capaci”,
preparate, ecc. ecc. Ma fa parte anche del chiacchiericcio banale che fa, purtroppo, opinione, ma che può rimanere confinato, se va bene, nell’ambito della
chiacchiera: “Bella quella giacca… quei pantaloni non era il caso… gli
stivali meglio di no…”, e, poi, dopo dieci minuti, tutti ad occuparsi di cose
più serie.
Mentre l’affermazione della
Miriano, madre di quattro figli, giornalista, conferenziera ecc. ecc., (che
leggo spesso con piacere) è di quelle che vogliono esprimere valori fondanti.
Solo che, per valorizzare la maternità e il rapporto prioritario neo madre-neonato, lascerebbe pensare che,
una donna incinta, una serie di cose di rilievo solciale, che so
direttrice di giornale, di banca, d’industria ecc. ecc, non le può proprio fare.
Il che equivale, in fondo, a dire
che nessuna donna ancora giovane e che stia o voglia o voglia ancora diventare
madre possa assumere alcun ruolo importante, che la maternità è di per sé
ostativa a qualsiasi ruolo socialmente elevato (e che tali ruoli, caso mai, una
donna li può assumere solo in età avanzata e, comunque, fuori dalla possibilità
biologica di gravidanza).
Come se, ad esempio, per alcuni
mesi, un ministero non potesse vedere nei propri corridoi solo i vice-ministro,
i sottosegretari e, nel caso, sentire al telefono, via skype, via mail ecc. ecc.
la ministra e, quest’ultima non potesse fare come tutte le donne che lavorano
(e ce ne sono tante che lo fanno senza le protezioni di legge per le neomadri e/o per le donne in gravidanza) e
hanno famiglia: la madre, la moglie, la lavoratrice, la ministra (o, se
preferisce, il ministro).
Questi i miei ultimi interventi su Zoomsud:
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