domenica 20 ottobre 2019

Ancora sull'ergastolo




Ringrazio tutti quelli che, con critiche e precisazioni, sono intervenuti sul mio precedente post sull’ergastolo ostativo.

Temo che, per voler essere polemica con quanta più sincerità possibile, ho finito col non essere chiara. Ci riprovo.

Uno. Sono convinta che il carcere vada evitato il più possibile e sostituito, ogni volta che si può, da misure alternative, più individualmente e socialmente utili.

Due. L’ergastolo è contraddittorio col principio di rieducazione. Più di uno, il papa tra questi, ne parla come di una forma nascosta di pena di morte. Io sono per la permanenza dell’ergastolo (parliamo di ergastolo normale) nel nostro ordinamento visto che, di fatto, la pena viene poi ridotta quando il giudice ravvisi un positivo processo di recupero sociale. Ovvero, mi ripeto: sono convinta che, al momento della sentenza, rispetto a certi reati di assoluta gravità, non si può che dare l’ergastolo, ma che, poi, col tempo, questa misura può e deve essere rivista in relazione ai cambiamenti della persona in questione. L’abolizione dell’ergastolo normale – considerato il (giusto) sistema premiale e i correlati sconti di pena – a meno di non aumentare e di parecchio il nostro massimo reale di pena (trenta anni) – metterebbe in libertà troppo presto persone che hanno commesso reati gravissimi.

Tre. Chi organizza e ordina stragi simili a quelle che hanno portato alla morte di Falcone Borsellino e degli uomini e delle donne delle due scorte agisce non solo contro le vittime, le loro famiglie, i loro amici, ma colpisce direttamente la sicurezza dello Stato e, quindi, di ogni cittadino. In questi casi, quelli dell’ergastolo ostativo, considero più che problematico un qualsiasi automatismo che, facendo leva sulla potenziale ma non provata volontà di cambiamento, riduca la pena. Si può, e, probabilmente, si deve, rivedere il regime del 41 bis, ma concedere una libertà non guadagnata mi sembra ben , di fattopoco giusto. C’è una contraddizione tra l’ergastolo ostativo e il principio di rieducazione? È possibile. E, probabilmente, la Consulta si pronuncerà in questo senso. Ma se la vittoria del principio (principio tra i più belli della Costituzione) si configurasse come avvio all’abolizione, di fatto e sempre, dell’ergastolo anche per le stragi di Stato e anche dove non ci fosse ombra di cambiamento, mi sembrerebbe una di quelle giustizie in eccesso che diventano suprema ingiustizia.


Questo è il post precedente, ripreso da Zoomsud: Voleva essere un testo provocatorio, ma, evidentemente, la provocazione non mi riesce bene, non è il mio stile:


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