venerdì 6 settembre 2019

Per Teresa Bellanova







Teresa Bellanova è tra i pochissimi politici che, quando parla, mi velocizza il cuore. Non ho mai avuto il piacere di vederla da vicino, ma ho ascoltato, con stima crescente, parecchi sui interventi su internet. Ha passione, competenza, capacità di lottare. Ragiona con la sua testa. Non è comprabile. È forte ed ha l’orgoglio, pulito, degli umili.

Avrebbe potuto fare il ministro del Lavoro o assumere un altro dicastero che col lavoro ha direttamente a che fare: avrebbe fatto bene. Farà benissimo all’Agricoltura. Settore che, se ha valore strategico per l’Italia, ne ha uno maggiore per il Sud e uno ancora e ancora più grande per la Calabria.
Un’agricoltura rinnovata in Calabria – che vuol dire anche ricominciare a fare i contadini (naturalmente, come lo si può fare nel Duemila), coltivare terreni abbandonati da anni, valorizzare produzioni uniche, legare la produzione ad una ristorazione di qualità, sostenere la filiera lavoro dei campi-cibi-turismo ambientale/culturale – significherebbe invertire la tendenza che vuole la regione marginalizzata e sempre più periferica.

Gli attacchi a Teresa Bellanova sono osceni quando il riferimento è al suo fisico/abbigliamento e pretestuosi quando si riferiscono al titolo di studio.

Sul primo, non metterebbe conto neppure rispondere se non fosse che gli sfottò, dall’ironico a violento, sulla grassezza (o altre, vere o considerate tali, imperfezioni fisiche) e sul vestiario, soprattutto riferiti alle donne sono una costante e determinano – certo no nella Bellanova, ma in migliaia di ragazze e anche signore d’età – non poche ansie, tensioni, problematiche psicologiche. Parole sboccate che condizionano in negativo la vita di tante, la contraggono. È un punto su cui, a scuola, nella società, sui media, bisognerebbe lavorare tanto.

Sul secondo: La scuola è un grande valore, la laurea è, anch’essa, un valore grande. Che abbia valore legale è (stato) un elemento potente di ascensore sociale nel nostro paese. La presa in giro degli intellettuali, la teoria dell’uno vale uno, l’università della vita che varrebbe più, se ti occupi di scissione dell’atomo, di lunghi studi in fisica nucleare, hanno contribuito a rendere l’Italia meno colta, con minori capacità di innovazione e di competizione con le nazioni più avanzate. Ma, come ci sono laureati incompetenti nelle discipline studiate a anche umanamente carenti, esistono non diplomati che, con il loro lavoro, hanno acquisito sapienza oltre che sapere (tra parentesi: il maggiore filosofo italiano del ‘900, Croce, non aveva una laurea). Insomma, ogni persona, è un caso a sé. E i padri e le madri costituenti hanno avuto l’intelligenza di non scrivere da nessuna parte che gli onorevoli e neppure i ministri debbano avere una laurea e neppure un diploma superiore. Una scelta, come tante da loro fatte, decisamente sapiente.

Teresa Bellanova, il suo ruolo di ministro lo ha meritato. 

Buon lavoro, dunque, ministro/a. (Scelga lei)

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