«Quand’è il momento
migliore per piantare un albero? Vent’anni fa. (…) Quand’è il prossimo momento
migliore? Adesso.»
Mi ha emozionato leggere questo
detto cinese – ripreso ne Il sussurro del
mondo, il libro di Richard Powers, vincitore dell’ultimo Pulitzer.
C’è sempre da coltivare.
Coltivare la terra. Coltivare la mente. Coltivarsi.
Con buon pane e parole buone. Non per nulla coltura e cultura hanno la
stessa etimologia.
E, quando non lo si è
fatto a tempo debito (vent’anni fa e neppure diciannove o quindici o cinque), è
possibile, anzi necessario cominciare adesso.
Preziosa è l’arte del
rammendo, del riannodare i fili interrotti, del cominciare/far ricominciare
anche quando sembra troppo tardi, troppo inutile.
Chi si trova, in
qualche modo, nella posizione dell’insegnante ha il dovere di favorire le
condizioni perché chi non sa, chi non ha cominciato a coltivarsi tanti anni
prima, possa iniziare adesso.
E, in
questo processo, lo aiuta certo tutto ciò che conosce, tutta la sua cultura, ma anche la consapevolezza dei
tanti vuoti di conoscenza (e di umanità), che conserva. È il riconoscimento di
questa mancanza che gli dà uno sguardo che, per chi inizia adesso, sarà acqua e concime.
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