«So che i figli
proteggono i loro genitori e so quale patto di silenzio li porti a volte fino
alla morte. (…) A volte penso che diventare adulti non serva a nient’altro che
a questo: riparare le perdite e i danni originari. E mantenere le promesse del
bambino che siamo stati.»
Le fedeltà invisibili di Delphine De Vigan, pubblicato da Einaudi, è la storia dell’incontro
tra Hélène, professoressa di scienze, profondamente ferita dalle violenze
subite nella sua infanzia dal padre e il silenzioso Theo, figlio di genitori
separati, la madre che non sopporta l’ex marito, il padre che, perso il lavoro,
sprofonda sempre più nel degrado. Accanto a loro Mathis, l’unico amico di Theo
che lo introduce all’uso dell’alcool e i suoi genitori, il padre emozionalmente
assente e la madre, Cecile, intristita dal sentirsi sempre socialmente e
culturalmente inferiore al marito e poi devastata dalla scoperta della seconda
vita di lui.
Un libro su quegli intrecci generazionali che possono distruggere un’intera
vita e su quei legami che possono aiutare a rinascere: «Le fedeltà
invisibili. Sono fili che ci legano agli altri, ai vivi come ai morti, sono
promesse che abbiamo sussurrato e di cui non riconosciamo l’eco, lealtà
silenziose, sono contratti per lo più stipulati con noi stessi, parole d’orine
accettate senza averle comprese, debiti che custodiamo nei recessi della
memoria. Sono le leggi dell’infanzia, che dormono dentro il nostro corpo, i
valori per cui lottiamo, i fondamenti che ci permettono di resistere, i
principi indecifrabili che ci tormentano e ci imprigionano. Le nostre ali e le
nostre catene. Sono i trampolini da cui troviamo la forza di lanciarci e le
trincee in cui seppelliamo i nostri sogni.»
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