venerdì 11 marzo 2016

Suffraggette








Suffraggette (regia di Sarah Gavron, sceneggiatura di Abi Morgan; interpreti principali: Carey Mulligan, Anne-Marie Duff, Helena Bonham Carter, Meryl Streep) è un film bello e importante.

Importante perché, fuori da ogni riduzione di maniera, ricostruisce la storia del movimento guidato da Emmeline Pankhurst che si batté, anche con metodi violenti per ottenere il diritto di voto.

Bello perché lo fa non seguendo la leader carismatica, ma le vicende delle operaie che hanno pagato prezzi altissimi, in termini personali e sociali, per riscattare una vita di dipendenza, affermando la loro dignità di persone.

Sarebbe utile farlo vedere alle scolaresche anche per far cogliere ai giovani come diritti che ci sembrano (sono) del tutto naturali, e, in quanto tali, ovvi, non affondano in chissà quale insondabile passato, ma sono, in fondo, molto recenti.

In Italia, il diritto di voto fu esercitato per la prima volta dalle donne il 10 marzo del 1946, appena settanta anni fa: basta, quindi, avere una nonna, una prozia, di 80 - 90 anni, per poter, anche a livello familiare, ricostruire la storia di chi era nata con pochi diritti civili e senza diritti politici.

Si potrebbe dibattere se si sarebbe potuto fare a meno di alcuni gesti dimostrativi violenti (ma sempre con l’accortezza di evitare morti e feriti). Ma resta, in ogni caso, il valore di una lotta che non è ancora conclusa. Sui titoli di coda, scorrono gli anni e i paesi che hanno riconosciuto il diritto di voto alle donne: e il cammino non è stato ancora completato.

(Non c’entra col film, ma è un pensiero che mi ha accompagnato durante la sua visione. Com’è possibile che, dopo aver tanto lottato, e pagato per il riconoscimento dei propri diritti, le donne accettino pratiche come l’utero in affitto, che le relega a contenitori di materia organica?)

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