domenica 27 marzo 2016

Pasqua a Pellaro





«Migliaia di uomini e donne che mangiano negli stessi ristoranti, dividono gli stessi affari e gli stessi discorsi, gli stessi teatri e le stesse parrocchie delle famiglie perbene, rendendo sempre più difficile la possibilità di distinguere il bene dal male. Solo una cosa è certa nel reggino: nulla è possibile senza che la ‘ndrangheta abbia dato il suo benestare»
Federico Cafiero de Raho, procuratore della Repubblica





L’alba di Pasqua ha i colori d’acquarello del dopo-pioggia, la luna grande sull’Etna innevata, il mare di seta, la luce come una carezza morbida sulle montagne siciliane, il sole che, anticipando l’ora legale, occhieggia da quelle calabresi.



Questo senso di quiete accesa, la dolcezza di una raccolta luminosità, il rivibrare nel cuore delle onde leggere sono gli squarci di una primavera che, nonostante tutto, l’animo avverte come connaturale all’essere uomini.


Mi chiedo se e quando questa terra di bellezza commovente - che vive un perdurante venerdì (di passione, ma ben poco santo) - vorrà e saprà inverare l'anelito di resurrezione nascosto sotto i massicci massi dei suoi innumerevoli sepolcri.

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