venerdì 16 gennaio 2015

Sottomissione di Michel Houellebecq






Sottomissione di Michel Houellebecq (traduzione di Vincenzo Vega; copertina discutibile; Bompiani editore) è un gran bel libro. Il tasso letterario è alto, lo stile limpido, il periodare fluido e cristallino.

Ma rischia di diventare il libro più importante del 2015 solo per la storia che narra.

Alle elezioni francesi del 2022, tutti i partiti francesi, compresi quelli di sinistra, pur di evitare la vittoria del Front National votano, al secondo turno, per i Fratelli Mussulmani che salgono, così, al potere. Sotto la presidenza di Mohammad Ben Abbes, succeduto ad Hollande, la Francia diventa un paese islamico, dove i professori universitari (come il protagonista del romanzo, studioso appassionato di Huysmans)) devono, se vogliono continuare a insegnare alla Sorbona, convertirsi, e le studentesse, dopo decenni di scollature e minigonne, tornano a coprirsi, prima di chiudersi in casa, come loro seconda, terza o quarta moglie.

L’Europa – stanca, invecchiata, priva della forza creativa che ha mostrato in altri tempi, indebolita dal nichilismo del suo pensiero, dall’indifferenza dei suoi atteggiamenti e dal sesso senza anima né prospettiva (non solo di figli, ma anche di relazione emozionale e di condivisione esistenziale), priva di una sua religione identitaria, come lo è stato il cristianesimo medioevale cui non è ipotizzabile tornare – si suiciderà, consegnandosi all’Islam che spegnerà i suoi Lumi? Si sottometterà rinunciando al libero arbitrio, ovvero al più faticoso aspetto della sua cultura?

La profezia distopica si avvererà?

Il libro di Houellebecq è – ripeto – un gran bel romanzo ed è un piacere leggerlo.

Ma è anche una provocazione intelligente su una fase storica in cui, alcuni evidenti altri sottotraccia, si intrecciano snodi epocali.

E’ improprio parlare di guerra di religione (il cristianesimo ha da secoli ormai, evangelicamente, rinunciato a “imbracciare” la propria fede, quindi ci sarebbe solo un contendente in campo). Ed è improprio parlare di un conflitto di civiltà (di cui l’Europa farebbe volentieri).

Ma che, ciò nonostante, ci sia una guerra in atto sta (purtroppo) nella realtà e questo libro ne illumina alcuni aspetti.

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