Ero
ragazzina e la moglie di un noto medico – molto conosciuto anche nella
veste di delegato municipale di una frazione di Reggio – raccontava
d’avere due madri: “Una che mi ha fatto, una che mi ha cresciuta”. Suo
padre viveva, con la moglie, in un paesino dello Jonio. Ricchi e con
molte proprietà non avevano eredi cui lasciarla; la signora aveva detto
al marito: “Chiuderò un occhio”. Così era nata lei, cresciuta, pare, in
perfetto accordo tra la padrona, madre d’anagrafe e la serva di casa,
madre di sangue.
Una storia dai risvolti biblici. Nella
Genesi, si racconta la storia di Sara che, già vecchia e senza figli,
offrì al marito la propria schiava, Agar. Ma, quando riuscì ad avere un
figlio proprio, Isacco, costrinse il marito a scacciare Agar e il loro
figlio, Ismaele.
Insomma: non è che la fecondazione
eterologa sia una scoperta degli ultimi anni. E chissà quanti figli
all’anagrafe (nel corso dei secoli) non sarebbero tali all’analisi del
Dna.
In democrazia, le sentenze si rispettano
e le leggi si applicano. E non è detto che le une e le altre debbano
corrispondere ai principi etici cui ognuno può, secondo coscienza,
attenersi. Eppure, la recente sentenza della Consulta sull’argomento mi
lascia perplessa: come ogni scelta che, pur presentandosi come positiva
innovazione – frutto dell’avanzato spirito della modernità – non mi
trasmette alcun senso di accrescimento d’umanità.
Queste mie considerazioni sono state pubblicati su Zoomsud
http://www.zoomsud.it/index.php/commenti/66799-le-due-madri-della-moglie-del-medico-e-la-sentenza-della-consulta.html
"Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una
famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo
sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella
relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un
padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. Vorrei
manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di
sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può
sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione
educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non
sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con
pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada
dittatoriale del pensiero unico. Mi diceva, poco più di una settimana fa, un
grande educatore: A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a
progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di
rieducazione". Papa Francesco
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