sabato 12 aprile 2014

Le doppie madri. Siete certi che sia una crescita d'umanità?


Ero ragazzina e la moglie di un noto medico – molto conosciuto anche nella veste di delegato municipale di una frazione di Reggio – raccontava d’avere due madri: “Una che mi ha fatto, una che mi ha cresciuta”. Suo padre viveva, con la moglie, in un paesino dello Jonio. Ricchi e con molte proprietà non avevano eredi cui lasciarla; la signora aveva detto al marito: “Chiuderò un occhio”. Così era nata lei, cresciuta, pare, in perfetto accordo tra la padrona, madre d’anagrafe e la serva di casa, madre di sangue. 
Una storia dai risvolti biblici. Nella Genesi, si racconta la storia di Sara che, già vecchia e senza figli, offrì al marito la propria schiava, Agar. Ma, quando riuscì ad avere un figlio proprio, Isacco, costrinse il marito a scacciare Agar e il loro figlio, Ismaele.

Insomma: non è che la fecondazione eterologa sia una scoperta degli ultimi anni. E chissà quanti figli all’anagrafe (nel corso dei secoli) non sarebbero tali all’analisi del Dna.

In democrazia, le sentenze si rispettano e le leggi si applicano. E non è detto che le une e le altre debbano corrispondere ai principi etici cui ognuno può, secondo coscienza, attenersi. Eppure, la recente sentenza della Consulta sull’argomento mi lascia perplessa: come ogni scelta che, pur presentandosi come positiva innovazione – frutto dell’avanzato spirito della modernità – non mi trasmette alcun senso di accrescimento d’umanità.

Queste mie considerazioni sono state pubblicati su Zoomsud 
http://www.zoomsud.it/index.php/commenti/66799-le-due-madri-della-moglie-del-medico-e-la-sentenza-della-consulta.html



"Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. Vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del pensiero unico. Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione". Papa Francesco




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