Libri,
perché non si legge. Sull’argomento sono intervenuta due volte nelle ultime
settimane su Zoomsud:.
Tra
le tante cose che potrei aggiungere, mi fermo a due osservazioni.
La
prima è che, fermo restando che la lettura (meglio: la buona lettura) va
promossa con iniziative intelligenti, leggere è un fatto quasi intimo: una di
quelle abitudini “personali” che vanno singolarmente scelte, apprezzate, fatte
proprie.
La
seconda è che abitiamo un tempo troppo occupato a scrivere per poter leggere.
Che si scriva (e, in qualche modo, oggi scrivono in tantissimi, sui social) è
una gran bella cosa. Che si riempiano file o cassetti di racconti, romanzi e
poesie è magnifico. Il guaio, spesso, è che quei file e quei cassetti (poetici,
in particolare)… vengano stampati e/o messi in rete.
Naturalmente,
poiché anch’io scrivo cose che pubblico, sono tra le persone tacciabili di
pubblicare testi che non valgono la stampa o la messa in rete. Lo so. Ma non
posso, ugualmente, non constatare che troppo spesso novità librarie salutate
come capolavori assoluti o giù di lì sono ben lontane dal meritare tanta enfasi.
Sono
poi intervenuta, con alcuni rilievi critici su un articolo di Mimmo Gangemi, intitolato La
Calabria e gli untori, http://www.zoomsud.it/index.php/commenti/62667-caro-mimmo-gangemi-quella-frase-non-la-vorrei-mai-usata.html.
Lo stesso giorno sono stati scoperti a Cassano Ionio tre corpi carbonizzati, tra cui
quello di un bambino di tre anni e alcune persone che avevano qualche ora prima
apprezzato, su fb, il mio intervento, hanno espresso (molti in privato,
qualcuno in pubblico) la loro difficoltà a condividerlo sotto la spinta emotiva
di un tale orrore.
Sul
piccolo, familiarmente chiamato Cocò ho scritto questi due pezzi: http://www.zoomsud.it/index.php/commenti/62786-perche-sopravviva-il-sorriso-di-coco.html
Mi
ha molto colpito che, sulla vicenda, il dibattito – ben scarso rispetto alla
gravità della tragedia – si sia concentrato su due aspetti: l’espressione della
(giusta, sacrosanta) indignazione per l’uccisione del bambino e il cambiamento o meno della ‘ndrangheta tra
un (supposto) passato “onorevole” e un presente “senza onore”. Senza, cioè,
toccare a sufficienza la problematica (così complessa) dei bambini cui tocca in
sorte di crescere con genitori in galera.
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