Se sapessi i bagni che facevo a Pèllaro, con le mie amiche! Mario La Cava
Gli anni venti, col fascismo appena al potere. Vitelloni di provincia che aspettano l’arrivo delle ballerine del varietà per effimere conquiste, pagatissime e squalliducce.
Mimì Cafiero – piccolo proprietario terriero, mentalità gallista e una non nascosta simpatia per i capi della malavita, un fratellastro, Ciccio, “mezzo uomo e mezzo animale” che gli fa da servo – per le sue avventurucole fa coppia fissa con Peppino Zuccalà, impiegatuccio, calcolatore e arrivista. Colpito da una malattia “professionale”, trasmessagli dall’ultima fascinosa di turno, si adatta a sposare una ragazza di paese. Lina, lungamente innamorata di un cugino che l’aveva lasciata, sogna la libertà cittadina dell’andare cinema, al teatro, al passeggio, ma ne viene impedita dal marito, che appassionatamente la usa di notte per chiuderla a chiave di giorno. La vicenda si chiude con un inizio di ribellione ad un destino già segnato da parte della donna e la morte dell’uomo, ormai cieco, caduto accidentalmente da uno scoglio.
La storia – che è ispirata ad un fatto di cronaca realmente accaduto, l’omicidio del cieco, e che si potrebbe immaginare realistica in molte città italiane – è ambientata tra il centro (il Corso, con i suoi locali di divertimento) e la periferia (Sbarre) di Reggio e il primo paese a sud del capoluogo (Pellaro, che qualche anno dopo, il regime avrebbe inserito nella Grande Reggio).
Mario La Cava (Bovalino 1908-1988) – “...ho speso una vita per scrivere, per analizzare la Calabria, non so se bene o male; questo non tocca a me dirlo. Posso dire che ho fatto grandi sacrifici, sperando che questa terra potesse avere una sorte migliore, come credo che avrà” – ha una scrittura su cui non per nulla si esercitò il giovane Sciascia. Asciutta, precisa, priva di alcun compiacimento retorico: non culla cantando un’idillica ninna nanna al lettore, ma lo porta a vedere, e da un angoli non sufficientemente esplorati, la realtà del reale. Nessuna ripiegatura su di sé, nessuna nostalgia del passato, nessuna fuga nel futuro: letteratura, e letteratura piena, cristallina, del presente.
Un autore che visse nella sua terra, mantenendo relazioni intellettuali e amicali con la migliore cultura del Novecento – “Carissimo La Cava - gli scrive, per esempio PPP il 17 maggio 1957 - perdona il pauroso silenzio che è seguito alle venti bottiglie di Cirò; ancora intatte, peraltro; destinate all'inaugurazione che ti dirò. Le ragioni del mio ritardo a ringraziarti sono due: una, il caotico fervore imposto dalla produzione nell'impostare il nuovo film di Fellini (Le notti di Cabiria), cosa che mi ha fatto perdere la testa; secondo, la decisione di ringraziarti con una cartolina che portasse la firma, oltre che mia, di Ungaretti, Gadda e altri amici che avessero assaggiato il nettare in occasione del viaggio comune in Calabria. [...] Siete stati, tu e Montalto, di una gentilezza che mi riempie di gratitudine e commozione. Vi abbraccio, vostro Pier Paolo Pasolini – ma che non ha tuttora ricevuto l’attenzione che merita. Basti pensare che non è più in commercio il suo libro più importante “I fatti di Casignana”, pubblicato nel 1974.
Se ogni persona dovrebbe riconoscere la funzione decisiva per la sua crescita di chiunque lo guardi e lo racconti – ovvero di chi gli fa da specchio, rivelandogli qualcosa di se stesso – i paesi, le città, fuori da ogni provincialismo, dovrebbero avere attenzione critica a chi li racconta.
Per Reggio – con i due quartieri di Sbarre e di Pellaro (quest’ultimo citato anche nel Noi credevamo di Anna Banti) – una formidabile occasione di moltiplicare, dialetticamente, la coscienza di se stessa.
Mimì Cafiero di Mario La Cava è pubblicato da Rubbettino
Pubblicato su Zoomsud con il titolo Il Mimì di M. La Cava e l'autocoscienza di Reggio http://www.zoomsud.it/commenti/38347-il-mimi-di-m-la-cava-e-lautoscienza-di-reggio.html
Rimando su Zoomsud anche all'articolo, firmato Franca Dattola dal titolo Nel segno di Paolo Orsi.Dal romanzo di Abate alla rasseggna di Portigliola http://www.zoomsud.it/commenti/38381-nel-segno-di-paolo-orsi-dal-romanzo-di-abate-alla-rassegna-di-portigliola.html
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