martedì 3 maggio 2022

L'ultima erranza di Giuseppe Occhiato

 


L’ultima erranza di Giuseppe Occhiato, Iride editore (2007) è un eccezionale libro-mondo, la ricerca del senso della vita e della morte compiuta da Filippo Donnanna intorno alla strana vicenda di Rizieri Mercadante che, morto giovane, chiede al padre, in sogno, di avere, finalmente, venti anni dopo il decesso, un funerale con tutti i crismi, condizione indispensabile per poter trovare pace nell’al di là. Una storia fantasiosa (a me ha fatto venire in mente certe pagine sudamericane, come Garcia Marquez) che immerge il lettore in una Calabria mitica, trasudante di tradizioni, di riti impastati di cristianesimo, antiche religioni e paganesimo, impasto di oriente e occidente, luogo della fine e del ri-inizio, della fuga e del ritorno, delle domande che non risolvono i misteri ma danno altra vita alla vita. Eccezionale la lingua, che non mescola l’italiano e il dialetto, ma fa, dell’italiano e del dialetto, una lingua nuova, colta e popolare, oracolo oscuro e luminoso in cui si sedimenta la stratificata e millenaria  storia di un popolo. Un libro profondamente calabrese, privo di qualsiasi provincialismo: da inserire nella letteratura mondiale.

Ha scritto, qualche anno fa Gioacchino Criaco: «Giuseppe Occhiato, come tanti geni sudici è passato sulla terra in silenzio, meglio, fra i sordi e i ciechi, perché di rumore ne ha fatto parecchio e la sua luce è stata sfolgorante. Anche lui calabrese, come Checco Manente, come Rino Gaetano, morto presto e morto giovane. Sono pochi i libri che possono stare al pari della sua Ultima Erranza, della meraviglia di Oga Magoga. Purtroppo lo sapranno solo in cento, forse duecento: le contorsioni vere dell’esistenza, il mito, i cunti. La cultura popolare che cola come il grasso appeso alle cannizze. Tutto un mondo greco che parte da Omero, si nutre della Canzone dei paladini aspromontani e finisce in grembo, nelle farde delle vecchie rugote. Immenso, non c’è altra parola da indirizzare a Occhiato, maestro di scuola, perso da Mileto per avvantaggiare Firenze. Se la politica nostrana fosse meno ascariata, Regione, Area metropolitana e Comuni, avrebbero un assessorato alla Ri-coscienza, dedicato alla ricostruzione di noi. E se noi fossimo meno cialtroni, anche da Occhiato ci andremmo in ginocchio, la responsabilità non è tutta nostra, ce lo hanno celato bene.»

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