Non so se, nei quasi sei anni di governo cittadino, Giuseppe Falcomatà – arrivato alla carica di primo cittadino di Reggio dopo l’esperienza fallimentare della destra, disastrosa sul piano economico-sociale e culturale – sia riuscito a fare o, per lo meno, ad avvicinarsi all' “abbastanza”.
Parafrasando una definizione che Nadia Terranova ha dato di Messina, a Reggio non manca niente, escluso quello che manca. E poiché quello che manca è quasi tutto, arrivare all’ “abbastanza” non è facile.
Ma chi vota l’uomo scelto dal leader leghista vota contro la città, contro il Sud e, in definitiva, contro il Paese unito delineato dalla Costituzione.
Tra le cose che vengono prima della politica, la dignità dovrebbe avere un posto importante.
Facendo riposizionare la statua della dea Minerva con la faccia rivolta alla città “perché i suoi nemici non vengono da fuori, ma stanno dentro”, Italo Falcomatà, il sindaco della primavera reggina, ha lasciato un monito tuttora valido a chi vuol intendere.
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