giovedì 13 dicembre 2018

Le ragazze di Pozzuoli






C’è un momento in cui tutti – i pastori (le pastore) e gli ospiti – lentamente si raccolgono intorno alla Natività. Le 40 donne in scena, dalla ballerina-salomè alla venditrice di caciotte alla dormiente benino, con i magi-maghe, vanno verso Maria-Giuseppe e il Bambino e si bloccano in un fermo immagine che il silenzio degli astanti, stretti in cerchio, rende ieratico. All’apice di un’emozione intima, arriva la distonia della scena di Eduardo e Luca: Ti piace ‘o presepe. No, che scioglie i segreti fremiti di ciascun spettatore in un battimani liberatorio.

Mi commuovo, al presepe vivente organizzato dalle mie colleghe nel carcere femminile di Pozzuoli e, quando provo a complimentarmi, devo fermarmi per evitare le lacrime.
Abituata al carcere e ai miracoli dentro il carcere, non mi capita di lasciar trasparire così le mie emozioni. Sono sopraffatta da due considerazioni.

La prima (identica a quella di alcuni spettacoli a Nisida) è il dolore per tanta bellezza, tanta energia che (inaccettabile ingiustizia sociale) non ha trovato modo di esprimersi prima di arrivare in carcere, la speranza che ci sia un’altra possibilità (come per le pezze finora inutili con cui sono stati fatti i loro, meravigliosi vestiti di scena) e l’annesso timore che la speranza possa restare illusione.

La seconda è l’ammirazione, lo stupore di quello che può fare la scuola.
Quando sono arrivata a Nisida, c’erano ospiti in alcuni locali dell'allora IOM, le donne del carcere di Pozzuoli, chiuso per via dei problemi derivati dal bradisismo. Non svolgevano attività. Passavano molto tempo, quando il clima lo permetteva, a prendere il sole. Lasciavano una sensazione, tristissima, di una sguaiataggine, come di una volgarità irredimibile. Stasera, non solo le più giovani, dai corpi naturalmente aggraziati, ma anche quelle, per età o condizioni, mature e magari un po’ goffe, avevano lineamenti ingentiliti dall’essere immerse in quel meraviglioso insieme che è la mescolanza di umanità e cultura.

Le ragazze di Pozzuoli sono state bravissime. Le loro insegnanti, tanto, tantissimo di più.

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