giovedì 21 dicembre 2017

Natale a Nisida





  


C’è chi, a Natale, non vorrebbe niente, se non tanta salute per i propri cari.  Chi, se potesse, regalerebbe una cucina nuova alla madre che cucina sempre o il climatizzatore per non farle sentire caldo d'estate. E chi vorrebbe regalare e/o aver in regalo macchine di grossa cilindrata (Ferrari inclusa) e pistole di diverso calibro. 

C'è chi distingue questa da altre feste perché, a casa, si mangiano i tondini (gli anelli di totano o di calamaro, fritti) e chi pensa che dovrebbe essere un giorno di “gioia e di armonia”. Chi “al Bambinello che nasce a mezzanotte non ci credo proprio”. Chi alza le spalle dicendo che neppure s’accorgerà d’essere in carcere: “Io, me lo pippo il Natale” (come una striscia di fumo o di cocaina, NdR). Chi è contento, invece, perché, dopo tanto tempo, questo sarà il primo Natale in famiglia. 

In tanti, se proprio dovessero pensare ad un presepe, ci metterebbero calciatori e personaggi televisivi, in un’accozzaglia pesantemente kitsch. Chi lo farebbe a piazza Plebiscito, ma mettendoci dentro piazza san Pietro con il papa che dice messa. Chi metterebbe Schizzo, Nisida e Nuvola, i cani di Nisida, al posto delle pecore. 

E c’è chi nella mangiatoia metterebbe “la parte migliore di me cioè mia figlia, a sinistra metterei mia moglie che accarezza mia figlia ed io a fianco di mia moglie a sostenerla. Farei una porta carraia per indicare la scarcerazione di mio padre e mia mamma che lo aspetta fuori da carcere, lei e mia sorella”. 

A., che come me è nato in Calabria, lo collocherebbe lì dove è rimasto un pezzo del suo cuore: “In mezzo a questo presepe c’è mia madre che è tutta la terra del presepe dove ci puoi vivere, camminare, coltivare e tanto, tutto grazie a lei, la mia mamma, poi ci sono i miei fratelli che rinforzano il tutto. Ma soprattutto sopra questo cielo ci sono tre angeli, papà e le mie nonne”. Abbozza un sorriso: “Vedo il bene come Gesù che illumina il fine (il senso, NdR) di un presepe”.

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