Una notte da lupi della
Sila. La pioggia scrosciava violenta e il vento ululava infiltrandosi
attraverso gli infissi cigolanti. Fosse stata una notte qualsiasi, Antonio
neppure si sarebbe accorto di fulmini e tuoni e avrebbe dormito accucciato
sotto quattro o cinque coperte sul vecchio divano accostato ad una parete della
stanza da pranzo, con i topo che rosicavano nella dispensa a fargli compagnia.
Aveva sette anni e non conosceva la paura. Suo nonno glielo ripeteva sempre che
la paura è cosa da femminucce, che lui doveva essere forte più d’un toro.
Il suo nome era Giovanni
Antonio e, all’inizio, lo chiamavano Giovanni. Ma quando la madre era sparita,
qualche anno dopo che il padre era finito in carcere, la nonna aveva fatto un
voto, per una grazia segreta, mettendolo sotto la protezione di Sant’Antonio e
così l’aveva cominciato a chiamare finché era diventato Antonio per tutti.
Nella stanza che pareva
scossa dal maltempo, Antonio sentiva lo stomaco stringersi e il cuore battere
forte e il respiro quasi fermarsi. E aveva freddo e caldo nello stesso tempo. E
gli occhi gli si aprivano e rimanevano sbarrati nel buio. Ombre scure
sembravano muoversi nell’oscurità, come fantasmi inquieti.
Non poteva dirselo né l’avrebbe
confidato ad alcuno, ma a metterlo in subbuglio non erano la pioggia, il vento
e neppure quel buio che, invece d’essere compagno d’un sonno profondo, lo
teneva sveglio e sgomento.
Era che quel giorno – che
il cielo era carico di nuvole, ma ancora non pioveva e il vento era solo un
venticello – era tornato suo padre. La nonna l’aveva abbracciato forte e non
sapeva più che mettere a tavola per far festa. E anche il nonno, con la sua
berretta un poco storta sul capo e la giacca di fustagno, si vedeva che era
contento. “E’ tuo padre, è tuo padre”, lo assicurava la nonna “devi stare contento”.
E lui s’era fatto
prendere in braccio e baciare. Ma le mani che l’avevano toccato gli sembravano
così estranee, il fiato di migliaia o milioni di sigarette di scarto gli era
entrato nelle narici come una nausea e dagli occhi del padre gli era sembrato
che uscissero lame pronte ad affettarlo.
Avrebbe voluto che
tornasse presto il giorno. Eppure, forse, sarebbe stato meglio che quella notte
non passasse mai.
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