giovedì 14 dicembre 2017

Microstorie: Una notte da lupi







Una notte da lupi della Sila. La pioggia scrosciava violenta e il vento ululava infiltrandosi attraverso gli infissi cigolanti. Fosse stata una notte qualsiasi, Antonio neppure si sarebbe accorto di fulmini e tuoni e avrebbe dormito accucciato sotto quattro o cinque coperte sul vecchio divano accostato ad una parete della stanza da pranzo, con i topo che rosicavano nella dispensa a fargli compagnia. Aveva sette anni e non conosceva la paura. Suo nonno glielo ripeteva sempre che la paura è cosa da femminucce, che lui doveva essere forte più d’un toro. 

Il suo nome era Giovanni Antonio e, all’inizio, lo chiamavano Giovanni. Ma quando la madre era sparita, qualche anno dopo che il padre era finito in carcere, la nonna aveva fatto un voto, per una grazia segreta, mettendolo sotto la protezione di Sant’Antonio e così l’aveva cominciato a chiamare finché era diventato Antonio per tutti.

Nella stanza che pareva scossa dal maltempo, Antonio sentiva lo stomaco stringersi e il cuore battere forte e il respiro quasi fermarsi. E aveva freddo e caldo nello stesso tempo. E gli occhi gli si aprivano e rimanevano sbarrati nel buio. Ombre scure sembravano muoversi nell’oscurità, come fantasmi inquieti.

Non poteva dirselo né l’avrebbe confidato ad alcuno, ma a metterlo in subbuglio non erano la pioggia, il vento e neppure quel buio che, invece d’essere compagno d’un sonno profondo, lo teneva sveglio e sgomento.

Era che quel giorno – che il cielo era carico di nuvole, ma ancora non pioveva e il vento era solo un venticello – era tornato suo padre. La nonna l’aveva abbracciato forte e non sapeva più che mettere a tavola per far festa. E anche il nonno, con la sua berretta un poco storta sul capo e la giacca di fustagno, si vedeva che era contento. “E’ tuo padre, è tuo padre”, lo assicurava la nonna “devi stare contento”. 

E lui s’era fatto prendere in braccio e baciare. Ma le mani che l’avevano toccato gli sembravano così estranee, il fiato di migliaia o milioni di sigarette di scarto gli era entrato nelle narici come una nausea e dagli occhi del padre gli era sembrato che uscissero lame pronte ad affettarlo.

Avrebbe voluto che tornasse presto il giorno. Eppure, forse, sarebbe stato meglio che quella notte non passasse mai.

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