Alessandro Leogrande con Gioacchino Criaco alla Feltrinelli di Napoli, 6 luglio 2017 |
Ho cominciato a leggere La frontiera di Alessandro Leogrande il
giorno in cui è stata annunciata la sua morte.
La
frontiera è un libro quasi intollerabile su quella linea sottile
che separa ed unisce il mondo nostro, quello
libero, democratico, ricco, e quello dei vari Sud del mondo, illiberali,
antidemocratici, poveri, da cui partono le migliaia di persone per approdare,
quando non muoiono in mare, da noi.
Racconta il dolore illimitato
che percorre il mondo, senza che noi ne abbiamo sufficiente attenzione, consapevolezza
e cura (chi di noi ricorda, per esempio, che l’Eritrea, da cui provengono così
tanti immigrati, è stata una nostra colonia?)
Leogrande racconta storie
terribili nella loro nudità. Con parole precise e miti.
Il suo è un libro che fa
star male.
E che andrebbe letto per
aprire gli occhi su realtà che troppo spesso scivolano davanti ai nostri occhi:
un distacco, un’indifferenza, un’ignoranza su cui il futuro non ci assolverà.
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