lunedì 25 luglio 2016

Microstorie: La tazza giapponese








Per due anni consecutivi, aveva passato buona parte del giorno del suo compleanno a rispondere agli auguri su fb. Ne aveva ricavato un certo piacere, quasi una crescita di autostima, insieme al fastidio di doversi compiacere di frasi augurali di persone con cui non aveva mai avuto uno scambio neppure virtuale. Aveva, perciò tolto la sua data di nascita dai social ed erano ormai tre anni che di auguri ne riceveva pochi. 

Alle sei del pomeriggio di quel sabato di luglio, stava a cinque: marito, figlia, madre e due amiche. Agli auguri si erano uniti due regali. Uno gliel’aveva fatto il mare: in una goletta dove non c’era anima viva, all’alba aveva raccolto una quindicina di conchiglie, che, in un anno di magra, erano già tante. L’altro era una deliziosa tazza di ceramica di artigianato giapponese, con disegnata una deliziosa gattina rosa.


A tali festeggiamenti, poteva aggiungere che, per pranzo, aveva comprato del buon pane di grano e buon pesce e preparato un buon tiramisù all’ananas.

Ora, Anna se ne stava a camminare lentamente sulla strada del mare di Lampadaspenta. 
La chiamavano così, per distinguerla dalla nazionale, ma, per lunghi tratti, il mare non si vedeva proprio, sottratto allo sguardo dai villini che avevano rubato anche il bagnasciuga, impendendo di camminare sulla spiaggia, e dalle reti da carcere con cui alcuni avevano recintato il loro pezzo di proprietà.

Nonostante ogni bruttura – compresa la puzza di fogna che accompagnava alcuni scarichi a mare, a pelo di spiaggia – la via del mare restava un suo luogo dell’anima. C’erano ombra e oleandri e gelsomini dai fiori grandi e odorosi. Ci passavano poche macchine e poca gente – alcune signore che correvano, qualche ragazza in bicicletta, dei ragazzini ancora bagnati, oltre al gruppetto di uomini di media età che giocavano a carte sotto la grande mimosa – e Anna godeva la sensazione, preziosa, d’essere davvero sola.

Non era stato un anno facile, il suo ultimo. Non più difficile dei precedenti, forse. Ma l’aveva più consapevolmente costretta ad un lungo allenamento di pazienza.

Ne derivava, almeno al momento, un sottile senso di quiete operosa, di raccolta energia. 

Pensò che era davvero un bel compleanno.

1 commento:

  1. Uhm.... C'è da fare gli Auguri di Buon Compleanno ad Anna...
    Anche se è passato, tantimatanti Auguri affettuosi! E un abbraccio

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