Che tu possa concludere con la speranza,
Maria è disarmante, al di là del pezzo, che mi è piaciuto.
La speranza non sta nella situazione che
è disperata, ma nel fatto che negli ultimi anni, da Gangemi a Criaco (senza
dimenticare il tuo L’estate che perdemmo Dio) la Calabria ha cominciato a
“leggere” la parte brutta che contiene in sé: e, questo, secondo me, è il
primo, fondamentale passo che le può consentire di non perdersi definitivamente
Forse. Io sono molto pessimista, su
questo.
Non hai torto ad essere pessimista, ma,
per amore alla mia terra, nel caso voglio essere gramsciana: il pessimismo
dell'intelligenza e l'ottimismo della volontà; grazie dell'attenzione e buone
cose a te.
Queste
battute su fb tra me e Rosella Postorino (ne approfitto per rimandare alla
lettura del suo ultimo libro Il corpo
docile) riguardano il pezzo che segue, Anime
Nere. Il favorite di Africo al mondo pubblicato su Zoomsud.
Come
è giusto che sia per un film tanto atteso e di argomento così forte, Anime Nere di Munzi (e Criaco) sta
innestando dibattiti che, probabilmente, continueranno e si approfondiranno,
quando dalle reazioni a caldo si passerà alla fase del ripensamento.
Questa,
comunque, è stata la mia prima impressione:
È stata la grande cortesia di Gioacchino Criaco a
farmi scoprire appena due anni fa l’estrema bellezza, non solo paesaggistica ma
di energie umane, di Africo.*
Paese che, prima, avevo conosciuto solo in troppi
titoli di cronaca nera e giudiziaria, nell’omonimo testo di Stajano e nel libro
dello stesso Gioacchino, Anime Nere. (Avrei letto, poi, gli altri suoi
due libri, Zefira e American Taste)
Rivedendo ieri, nel film di Munzi da qualche
giorno in programmazione in Italia, il casolare dove ospiti gentili avevano
imbandito un profumato e saporoso favorite, mi ha fatto
piacere pensare che quel pranzo è offerto, adesso, a chiunque vorrà vedere la
versione cinematografica del testo di Criaco (di nuovo anche in libreria,
riedito da Rubbettino).
Un pranzo, s’intende, di conoscenza: quel
genere di conoscenza, fatta di idee ed emozioni, di respiri trattenuti e di
occhi spalancati, di tagli sul cuore e di pensieri che non ti lasciano, di buio
che s’illumina, di luce che s’oscura e di oscurità in cui s’accende nuova luce
che solo alcuni libri (alcuni quadri, alcune musiche) e alcuni film riescono a
trasmettere.
Quando qualcuno – nel nostro caso, l’autore del
libro e il regista di Anime Nere – è capace di restituire, al lettore
e/o allo spettatore, la sua visione di un pezzo di mondo: non nella
superficialità di una foto banale, ma nello scatto intenso che
radiografa frammenti d’anima.
Non sono identici libro e film. Anzi, in qualche
modo, il film appare come un possibile epilogo del primo. Nel libro, il viaggio
infernale dei tre amici si muove dalla Calabria verso il Nord Italia e
l’Europa. Nel film, dai traffici mondiali, due fratelli tornano dal terzo in
Calabria, dove la storia era iniziata (un articolo di giornale ci rimanda
all’epoca dei sequestri di persona) e dove esploderà, meglio imploderà, in un
finale inevitabilmente tragico.
Né nel libro né nel film, c’è traccia di lotta
tra Bene e Male. Domina il Male ed è il Male, nel film ancora più evidentemente
che nel libro, ad autodistruggersi.
Dopo aver per decenni mescolato, senza mai
digerirle, pre e post-modernità, passioni ancestrali e indifferenze emozionali,
residui d’abitudini secolari e rinnovata strafottenza ad ogni norma altra dalle
proprie, ambiguità e complicità d’ogni tipo, in una frammentazione familiare
superiore ad ogni diversa evidenza e in un paganesimo che nessuna litania
riveste di cristianesimo – il fuoco (delle armi e del falò) annienta ciò che,
prodotto dalla storia, storicamente deve morire.
Un libro è un libro e un film è un film. Vanno
giudicati come tali. E Anime Nere è un libro da leggere e un film da
vedere. Ma, se un libro e, soprattutto, un film sono vivi,
non c’è dubbio che possono entrare a far parte del comune sentire, che
orientino, in qualche modo, lo sguardo sul mondo**.
In questo senso, le Anime Nere di Munzi (e
Criaco) può modificare una serie di cliché sulla Calabria e dire una
parola forte sulla ‘ndrangheta. Termine, peraltro, che nel film non viene
pronunciato mai.
Se una società si sa leggere, se una
comunità sa dirsi – se, insomma, sa guardarsi, riconoscendo la
vertiginosa bellezza delle sue vallate, la bruttura delle sue case a metà,
l’ipocrisia di certa sua religiosità, il vuoto di certa sua etica, l’asfissia
di certe sue relazioni, i lividi che ne imbruttiscono il volto, la vergogna di
troppa sua vigliaccheria, la miseria di certa sua ricchezza, il nulla di certi
suoi obiettivi di contro ai fascinosi orizzonti che stanno sotto i suoi occhi –
non è del tutto finita.
Ha, ancora, nonostante tutto, un possibile
cammino verso un’altra parola-realtà, domani, cui la pessima retorica
non può togliere il senso di possibile speranza che il futuro porta in sé.
*http://www.zoomsud.it/primopiano/38515-africo-antica-il-miracolo-della-calabria-che-non-ce-piu.html
Pubblicato
su Zoomsud:
http://www.zoomsud.it/index.php/commenti/72979-anime-nere-il-favorite-di-africo-al-mondo.html
Le foto si riferiscono alla domenica raccontata nel già citato pezzo Africo Antica. Il miracolo della Calabria che non c'è più
Le foto si riferiscono alla domenica raccontata nel già citato pezzo Africo Antica. Il miracolo della Calabria che non c'è più
Nessun commento:
Posta un commento