Scendevamo da scuola, verso il
cancello d’uscita, parlando del senso della politica. Alcuni ragazzi
zappettavano il prato interrando piantine per la primavera già vicina. “Vedi
quei due, Roberto?” Sai le loro storie. Certo, io spero che Dio li prenda per i
capelli, ma noi no, non possiamo fare niente per farli cambiare”.
Roberto mi guarda, serio e
gentile e, senza parlare risponde: “All’evidenza hai ragione, Maria. Ma è una
ragione triste e inaccettabile. Bisogna spostare sempre più in là la
convinzione che non sia possibile lavorare perché una vita cambi in meglio”.
Non oso contraddirlo neppure con
lo sguardo. Con dolcezza e umiltà – tanta, che a non conoscerlo si potrebbe
sembrare quasi incerto – col pudore con cui si velano le cose più belle e la
sicurezza di chi per le sue idee può vivere e morire, Roberto mi sorride, negli
occhi colori e profumi, anticipo d’ogni primavera: “Si può, Maria. Perciò si deve
fare”.
da L'isola di Roberto https://docs.google.com/file/d/0BxELAI2dC7MhRGVTdHo4N0tEZGc/edit
L'ho conosciuto attraverso te, Maria, e attraverso te ho imparato a stimarlo. Già questa è una fortuna, una ricchezza.
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