Mario Monti (che ho sostenuto e il cui non soddisfacente
risultato elettorale mi dispiace non poco) - insieme alla costante e ferma indicazione che il futuro dell'Italia sta dentro quello dell'Europa - aveva ben compreso due temi:
- che i due grandi partiti, Pdl e Pd (e le relative
coalizioni) sono esausti: lo è il Pd, non in grado di vincere davvero neppure queste
elezioni, e lo è il Pdl, che appare oggi vincente solo per il proprio forte
recupero di consensi e la mancata vittoria reale del Pd;
- che il rinnovamento deve partire dalla società civile,
dalle persone che lavorano e affrontano il quotidiano.
Lo svolgimento delle due tracce non è stato, però, all’altezza:
e per le modalità, tutt’altro che incisive, della sua campagna elettorale; e per la
compagnia, in parte discutibile (e di persone di partito e di persone non di
partito) di cui si è circondato (senza nulla togliere alle tante, belle persone
che, pure, sono salite in politica con lui).
Ha vinto Grillo, che porta questi due stessi aspetti all’eccesso con uno spirito
che, al momento, pare molto più attento alla “distruzione” rispetto alla “costruzione”.
In questo contesto, sapranno i partiti, quelli acciaccati e quelli vincenti - e, soprattutto, il Pd - a trovare la strada per non far precipitare il paese nel baratro?
In questo contesto, sapranno i partiti, quelli acciaccati e quelli vincenti - e, soprattutto, il Pd - a trovare la strada per non far precipitare il paese nel baratro?
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