Sara sceglie due momenti
del nostro stare a scuola per salutarmi
alla fine del Reading itinerante nel Parco Letterario di Nisida, che giovedì 9
maggio, ha festeggiato la pubblicazione di Esercizi
di stile per un congedo (Guida editore).
È un momento forte, del tutto
inatteso per me, di un pomeriggio
tutto bello.
Conserverò come un punto
di luce il suo scritto come, allo stesso modo, conserverò quelli che non sono
stati mai letti in pubblico (come è accaduto a Sara) e che raccontano di
gratitudine di ragazzi/e che stavano per andare via o erano già, magari da
tempo, usciti da Nisida.
Sono l’ossigeno che mi ha
fatto respirare nei momenti più difficili, quelli in cui lo scoramento per le
tante sconfitte si è fatto più sentire.
Ma Sara ha letto in
pubblico e, in pubblico, vorrei risponderle. Non replicando ai suoi con i miei
ricordi (sarebbe però bello farlo un po’ con tutti i ragazzi/e dopo un certo
periodo del comune percorso scolastico). Ma con un piccolo cenno sullo stile e
il contenuto.
Una pagina così – in cui il
proprio dolore viene abbracciato senza imprigionarlo in corazze opprimenti e
l’ironia è una risata serena, senza sottofondi amari – dice che il lavoro di
scrittura è (può essere) tra quelli che macinano
dentro fino a far riprendere i fili interrotti: per affrontare il cammino (lungo e complesso) che
dal rappezzo passi al ricamo della propria vita
L'intervento di Sara
“Tieni questa, proviene
dalla terra nostra.” Mi asciugo le lacrime e guardo la piccola conchiglia che
questa strana maestra mi porge. La conosco da una settimana e ci ho già
litigato più di tre volte, non capisco perché continua ad infastidirmi, non mi
è mai interessato studiare, né tantomeno ho voglia di sentirla mentre spiega
una qualsiasi, sono sicura che si arrenderà come fanno tutti. Forse mi sta
dando questa conchiglia perché mi ha sentita piangere e le faccio pena, non
vedo altri motivi. Allungo la mano per prenderla ed incrocio i suoi occhi con i
miei, non vedo ombra di sorrisi falsi o pietosi, anzi, resta seria e riprende
la lezione come se niente fosse, non mi parla, non mi guarda. Passa un’ora e,
non appena le ragazze escono per fare pausa, mi chiama con voce ferma ma carica
di calore. “Ho trovato questa conchiglia in riva al mare di Reggio, se ti
sentirai lontana da casa, avvicinala all’orecchio e chiudi gli occhi, immagina
di camminare lungo il Corso e di sdraiarti sulla spiaggia.” Lei mi guarda e mi
sfiora la guancia, solo in un secondo momento capisco che voleva interrompere
la discesa di un ricordo. “Non voglio rattristati chiedendoti del tuo dolore,
non voglio diventare la tua confidente forzata, ti dico solo ci unisce una cosa
molto grande, veniamo dalla stessa terra, proviamo ad andare d’accordo.”
Sono
passati tre anni, andiamo d’accordo maè?
“Sara, non te lo ripeto
più, o alzi la testa da quel maledetto tavolo o ti sbatto fuori dalla mia
aula!” “’A maè, non lo potete fare sennò l’avreste già fatto.” La faccia della
Franco si tinge di rosso, un’altra provocazione e lo farò davvero. Adoro
litigare con lei, lo facciamo quasi ogni giorno, lei è l’unica che mi risponde
a tono. Con il nervoso addosso, prende lo scialle se lo mette a mo’ di velo.
“Uà maè, mi pariti propriu ‘a Maronna ‘ra muntagna.” Lei mi guarda e la rabbia
le scivola via sentendomi parlare in calabrese: “Marò, figghia mia, si’ a prima
chi non mi dici che paru befanedda.”
*In tutte le iniziative
di Nisida aperte alla città
*Presso l’editore Guida,
via Bisignano 11, tel. 081 2910768
bellissima pagina, grazie per le emozioni maè!
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