«Allo Zelda, Gero
ci era arrivato con Nisida, la terza cuoca dell’hotel. La prima, Lisa, era
stata assunta a ottant’anni ed era morta di vecchiaia; la seconda, Annette, era
stata licenziata perché spiava nelle carte di Valentino, aveva un alito che
sapeva di torba e metteva il cognac dappertutto. Nisida Bonvino era una giovane
vedova di città. Era arrivata sull’isola dopo che il marito era morto e il figlio
partito per mare, e faceva su e giù con la terraferma perché aveva un padre
malato ed era l’unica capace di occuparsene, o almeno così le dicevano i suoi
fratelli.
Gero allora
lavorava un po’ come manovale al porto e un po’ come operaio nelle cave di rame
che erano sulla punta orientale dell’isola. Aveva visto spesso Nisida salire e
scendere dal traghetto, e le aveva lanciato occhiate intense che lei aveva
ricambiato più per goffaggine che per interesse. Un giorno l’aveva avvicinata.
C’era un gran vento sul molo, i pollini gialli svolazzavano dappertutto e
Nisida, che era allergica, continuava a tirare su col naso. Gero si era offerto
di portarle la valigia in cima alla salita, poi giù lungo il sentiero e poi su
per le scale, fino in camera, dove la cuoca qualche ora dopo si sarebbe
addormentata senza pensare a suo padre, a suo marito e nemmeno a suo figlio.
All’alba, Nisida era scivolata via dal letto, si era vestita facendosi il segno
della croce ed era scesa al molo a scegliere il pesce dai pescatori che a quel
tempo passavano ogni giorno anche da lì. Nessuno di loro l’aveva mai vista
arrivare così presto. “Piangi?” le aveva chiesto uno più giovane degli altri.
“Sono i pollini” aveva risposto lei soffiando forte nel fazzoletto, anche se il
vento era calato e i pollini non c’erano più. Alle prime luci del giorno Gero
l’aveva sentita muoversi nella stanza, ma aveva fatto finta di niente per non
essere costretto ad alzarsi insieme a lei.»
Eleonora Marangoni, foto dal web |
In Lux di Eleonora Marangoni c’è un
personaggio minore, la terza cuoca di
un hotel situato in un’isola imprecisata, una giovane vedova che si chiama Nisida, come qualche
personaggio di Cervantes o di Dumas che ha firmato la descrizione di una
ragazza bella come una celestiale
apparizione: Nisida (…) era (…) il più bel fiore dell’isola da cui aveva preso
il nome.
È stata la
sorpresa più inattesa per la giuria di Nisida, una trentina tra ragazzi e
ragazze, chiamati a scegliere tra i dodici libri candidati dello Strega giovani: un’esperienza, per noi,
non semplice ma entusiasmante che abbiamo vissuto lo scorso anno e replicato in
questi mesi.
Un particolare apprezzato
soprattutto dalle ragazze e che ha fatto decisamente pendere il voto della
giuria di Nisida a favore di questo romanzo d’esordio pieno di grazia e di
segreta energia.
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