domenica 20 maggio 2018

A Gianluca Guida un Morante davvero speciale




Qualche mese fa, un magistrato napoletano, nella richiesta di convalida del fermo di alcuni ragazzi, auspicava che «questi giovani abbiano modo di leggere a Nisida o ad Airola (e quelle biblioteche ne andranno munite)», Delitto e castigo «un romanzo miliare della cultura europea». (Il Mattino, 20 marzo 2018)

Che giovanissimi appena arrivati in carcere avessero competenze tali da poter affrontare la lettura di Dostoevskij mi sembrò ben poco realistico (e, d’altra parte, ragazzi che leggessero classici di quel livello molto più difficilmente commetterebbero alcuni reati). Ma che leggere libri possa essere uno dei percorsi di rieducazione sì, ne sono convinta (qualche anno fa, in Brasile è stato deciso che si può ridurre il tempo della carcerazione dimostrando d’aver letto dei libri).

Quest’anno, a Nisida, abbiamo fatto l’esperienza nuova della partecipazione come giuria allo Strega giovani. Da sempre, partecipiamo a quella del Morante ragazzi, contribuendo a determinare il supervincitore e, da dieci anni, attribuendo anche un premio speciale dedicato a Roberto Dinacci: premio che, per il 2018, andrà a Gianluca Guida.

Il direttore di Nisida, di romanzi  non ne ha pubblicati (almeno finora), ma, nell’ambito del progetto Nisida come Parco Letterario e Naturale, ha aperto l’Istituto penale minorile a tantissimi scrittori che hanno provato a dare ai ragazzi nuove parole per dirsi. 

Le parole non sono che sassolini luminosi sparsi sul terreno: possono essere calpestati  o disperdersi qui e là: ma possono anche, come insegnano le fiabe, diventare piccole tracce che aiutano a tornare a casa.



Questo il suo commento su fb: 

«Cari amici, ho appreso la notizia come voi oggi dal comunicato stampa dell’Associazione Culturale del premio Elsa Morante e ne sono rimasto disorientato. La professoressa Franco mi aveva chiesto di assicurare la mia presenza alla premiazione del prossimo 22 maggio, ma sinceramente non immaginavo che tanta attenzione fosse determinata da questa scelta. Evidentemente non merito questo premio per virtù culturali mie proprie, che sarebbero assai difficili da individuare.

Sono certo piuttosto che il riconoscimento sia stato assegnato a me per il grande lavoro di promozione culturale che tutti gli operatori dell’Istituto penale per Minorenni di Nisida hanno fatto in questi anni – Maria Franco prima fra tutti, ma con lei anche tanti educatori, operatori amministrativi e della polizia penitenziaria- che hanno operato per creare una straordinaria sinergia tra il luogo fisico Nisida ( carcere, isola, oasi naturalistica) ed il luogo emozionale Nisida ( crogiolo delle voci di oggi – i ragazzi ospiti della struttura- e delle voci di ieri – poeti e scrittori che da questa isola si sono lasciati ispirare). Io, se ho avuto un merito, è stato quello di aver creduto sempre che tutto ciò fosse possibile e di essermi lasciato condurre e sostenere da quel vento leggero che spira sull’isola e che materializza la sua “anima”.

Oggi numerose istituzioni difendono il nostro patrimonio rendendolo fruibile ad un vasto pubblico. Un lavoro, questo, che in alcuni casi permette a tanti di accedere alla cultura in modo gratuito.
Ma ciò che è stato fatto a Nisida in questi anni è stato qualcosa di più… è stato restituire una identità di appartenenza e di riconoscimento nel bello a tanti ragazzi ai quali la fruibilità del “bello” era stata maldestramente negata! Bello che non era lontano ed irraggiungibile, anzi era a loro portata di mano e, soprattutto, era nelle loro mani!

Io credo che gli operatori, i ragazzi ed anche chi è venuto a condividere, anche solo per brevi momenti, lo straordinario patrimonio di emozioni che questo luogo offre ha avuto modo di sperimentare direttamente la mirabile alchimia tra la straordinaria forza della bellezza del creato e la magnifica energia dell’azione di cura che l’uomo è in grado di generare. Se da questo punto di vista possiamo essere riconosciuti come una buona prassi allora Grazie, mille volte Grazie, perché questa è stata un sfida per la quale abbiamo combattuto e che siamo fieri di aver vinto.»

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