Qualche mese fa, un magistrato napoletano, nella
richiesta di convalida del fermo di alcuni ragazzi, auspicava che «questi
giovani abbiano modo di leggere a Nisida o ad Airola (e quelle biblioteche ne
andranno munite)», Delitto e castigo «un
romanzo miliare della cultura europea». (Il
Mattino, 20 marzo 2018)
Che giovanissimi appena arrivati in carcere
avessero competenze tali da poter affrontare la lettura di Dostoevskij mi
sembrò ben poco realistico (e, d’altra parte, ragazzi che leggessero classici
di quel livello molto più difficilmente commetterebbero alcuni reati). Ma
che leggere libri possa essere uno dei percorsi di rieducazione sì, ne sono
convinta (qualche anno fa, in Brasile è stato deciso che si può ridurre il
tempo della carcerazione dimostrando d’aver letto dei libri).
Quest’anno, a Nisida, abbiamo fatto l’esperienza nuova
della partecipazione come giuria allo Strega
giovani. Da sempre, partecipiamo a quella del Morante ragazzi, contribuendo a determinare il supervincitore e, da
dieci anni, attribuendo anche un premio speciale dedicato a Roberto Dinacci: premio
che, per il 2018, andrà a Gianluca Guida.
Il direttore di Nisida, di romanzi non ne ha pubblicati (almeno
finora), ma, nell’ambito del progetto Nisida come Parco Letterario e Naturale, ha aperto l’Istituto
penale minorile a tantissimi scrittori che hanno provato a dare ai ragazzi nuove parole per dirsi.
Le parole non sono che sassolini luminosi sparsi sul terreno: possono essere calpestati o disperdersi qui e là: ma possono anche, come insegnano le fiabe, diventare piccole tracce che aiutano a tornare a casa.
Le parole non sono che sassolini luminosi sparsi sul terreno: possono essere calpestati o disperdersi qui e là: ma possono anche, come insegnano le fiabe, diventare piccole tracce che aiutano a tornare a casa.
Questo il suo commento su fb:
«Cari amici, ho appreso la notizia come voi oggi
dal comunicato stampa dell’Associazione Culturale del premio Elsa Morante e ne
sono rimasto disorientato. La professoressa Franco mi aveva chiesto di assicurare
la mia presenza alla premiazione del prossimo 22 maggio, ma sinceramente non
immaginavo che tanta attenzione fosse determinata da questa scelta. Evidentemente
non merito questo premio per virtù culturali mie proprie, che sarebbero assai
difficili da individuare.
Sono certo piuttosto che il riconoscimento sia
stato assegnato a me per il grande lavoro di promozione culturale che tutti gli
operatori dell’Istituto penale per Minorenni di Nisida hanno fatto in questi
anni – Maria Franco prima fra tutti, ma con lei anche tanti educatori,
operatori amministrativi e della polizia penitenziaria- che hanno operato per
creare una straordinaria sinergia tra il luogo fisico Nisida ( carcere, isola,
oasi naturalistica) ed il luogo emozionale Nisida ( crogiolo delle voci di oggi
– i ragazzi ospiti della struttura- e delle voci di ieri – poeti e scrittori
che da questa isola si sono lasciati ispirare). Io, se ho avuto un merito, è
stato quello di aver creduto sempre che tutto ciò fosse possibile e di essermi
lasciato condurre e sostenere da quel vento leggero che spira sull’isola e che
materializza la sua “anima”.
Oggi numerose istituzioni difendono il nostro
patrimonio rendendolo fruibile ad un vasto pubblico. Un lavoro, questo, che in
alcuni casi permette a tanti di accedere alla cultura in modo gratuito.
Ma ciò che è stato fatto a Nisida in questi anni è stato qualcosa di più… è stato restituire una identità di appartenenza e di riconoscimento nel bello a tanti ragazzi ai quali la fruibilità del “bello” era stata maldestramente negata! Bello che non era lontano ed irraggiungibile, anzi era a loro portata di mano e, soprattutto, era nelle loro mani!
Ma ciò che è stato fatto a Nisida in questi anni è stato qualcosa di più… è stato restituire una identità di appartenenza e di riconoscimento nel bello a tanti ragazzi ai quali la fruibilità del “bello” era stata maldestramente negata! Bello che non era lontano ed irraggiungibile, anzi era a loro portata di mano e, soprattutto, era nelle loro mani!
Io credo che gli operatori, i ragazzi ed anche
chi è venuto a condividere, anche solo per brevi momenti, lo straordinario
patrimonio di emozioni che questo luogo offre ha avuto modo di sperimentare
direttamente la mirabile alchimia tra la straordinaria forza della bellezza del
creato e la magnifica energia dell’azione di cura che l’uomo è in grado di
generare. Se da questo punto di vista possiamo essere riconosciuti come una
buona prassi allora Grazie, mille volte Grazie, perché questa è stata un sfida
per la quale abbiamo combattuto e che siamo fieri di aver vinto.»
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