martedì 19 settembre 2017

MIcrostorie: Cambio di prospettiva







Da mesi, Lucia soffriva d’insonnia. Per dare una disciplina alla mente in ore che voleva ugualmente restare a letto – se si alzava, le veniva mal di testa, che poi l’avrebbe accompagnata tutto il giorno – il sistema migliore che aveva trovato era fissare il pensiero su questo o quell’evento passato della sua vita. La mattina, poi, mentre faceva colazione, ne scriveva rapidamente al computer. Ne stava venendo fuori un testo a due facce: il racconto per uno psicologo, quasi una forma di autoanalisi, e degli appunti che avrebbe potuto utilizzare per qualche racconto.

Di mestiere, Lucia insegnava, ma le era capitato di pubblicare in alcune antologie: dalle meno alle più importanti. Aveva iniziato per caso, ma sempre più spesso le chiedevano contributi di un certo rilievo.

Anche quella notte l’aveva passata a ricordare e quell’alba a trascrivere. Con un sentimento avvelenato, acre e dolciastro, di scoperta: ecco, un nodo irrisolto della sua vita, in cui s’erano aggrovigliati fili del passato che il futuro non aveva sciolto.

Si chiedeva che fine avessero fatto persone che, in un modo o nell’altro, a quel ricordo erano legate. Di alcune, le sfuggiva anche il nome, ma, di altri ,poteva provare a trovar traccia su internet. 
Ne trovò uno e lo scoprì dove l’aveva lasciato: missionario in Africa.

Di lettura in lettura, nel giro di mezz’ora, ebbe la sensazione di un cambio di prospettiva. Aveva iniziato a scrivere pensando di elencare i punti deboli, i mali che ne facevano una persona incompleta. Ora, le pareva che dalle parole che aveva scritto si poteva verificare quanto bene le era accaduto. Come, tra tanta zizzania, ci fosse del buon grano nella sua vita. Forse, bastava allentare le erbacce intorno per rendersene conto. Per sentire, con grato stupore, che c’erano ancora spighe che potevano maturare al sole.

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