venerdì 15 settembre 2017

Leggere è un piacere. Ma anche una forma di disciplina







Degli autori contemporanei, Elizabeth Strout è quella che amo di più. La sua Olive Kitteridge mi aprì un mondo su una forma narrativa – quella di un vero e proprio romanzo di racconti – che è stata una grossa spinta per intraprendere, a Nisida, un percorso che, pur senza averla mai realizzata, l’ha sempre avuta come sogno ideale.

Il suo ultimo libro, presentato come un capolavoro assoluto, mi è sembrato, ad una prima lettura, sì un ottimo libro, ma non un capolavoro assoluto. 

Perciò sono tornata indietro.

Ho riletto Mi chiamo Lucy Burton – l’ultimo libro è, un po’, la seconda parte, o, meglio la metà della mela Mi chiamo Lucy Burton: e mi è piaciuto molto, molto di più di quanto mi fosse accaduto a suo tempo. Un vero godimento, marcando da tante frasi sottolineate anche più d'una volta.

E, ora, torno a leggere Tutto è possibile. Pronta a farmi soprendere.

Perché leggere è anche una forma di disciplina della mente, della sensibilità: un lavoro su se stessi.

Non sempre si entra subito dentro il mondo creato da un autore. E, talvolta, la difficoltà è accentuata dalla profondità del testo.

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