giovedì 7 settembre 2017

I tre modi









Ci sono tre modi di rispondere alla complessità del mondo in cui viviamo. (Naturalmente, con molte sfumature all’interno di queste modalità principali.)

Ci sono quelli che si chiudono nel loro particolare. Talvolta per superficialità, per egoismo, per miopia. Talaltra per una forma di legittima difesa: già sotto il peso dei propri problemi di lavoro, di famiglia, di salute, i problemi generali gli sembrano macigni che li farebbero soccombere anche solo a pensarci. Forse sono tanti, forse la maggioranza.

Ci sono quelli che tirano fuori un’ignoranza e una volgarità da far cadere le braccia: sembrano esseri in involuzione, regrediti a fasi pre-umane. Fanno molto rumore e sembrano in tanti. Forse, poiché il male ha un’evidenza che il bene non ha, sono meno di quanto appaiono: ma sono, comunque, troppi.

Di fronte a tanta ignoranza e volgarità, mi chiedo quanta più scuola e quanta diversa scuola sarebbe necessaria: chiaramente, una scuola, non isolata, ma parte di una comunità educante

Come favorire la ri-educazione di tanti ragazzi, di tanti adulti? (Non è certo facile ipotizzare percorsi di crescita buona per i ragazzi stupratori, bianchi o neri che siano, ma che fare con gente come alcuni giornalisti?)

Ci sono, poi, quelli che provano ad affinare intelligenza e sensibilità, che si fanno carico dei problemi, che cercano soluzioni, che indirizzano lo sguardo in avanti, nello sforzo di capire e, comprendendo, di meglio indirizzarsi al futuro.

Ci sono giorni che sembra di vedere solo quelli che appartengono alle prime due modalità. Ma non bisogna mai dimenticare che ci stanno anche quelli della terza. Forse sono una minoranza, forse sono di più di quelli che appaiono. Sono quelli che contano davvero (e quelli in cui desiderare d’essere contati).

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