giovedì 4 maggio 2017

Microstorie: Il sogno







Il mare non si vedeva eppure era come se fossero sulla spiaggia.

Don Sciau aveva una settantina d’anni e stava provando ad aggiustare una perdita d’acqua che chissà da dove partiva perché l’acqua scendeva a catinelle dal tetto d’una stanza costruita su un terrazzino. E, forse, scorreva anche da un’altra parte della casa. 

Prima, c’era la campagna, i viottoli con l’erba fitta, le spine, i gialli, i viola, i lilla di fiori di campo dai nomi sconosciuti, il venticello piacevole dell’estate.

Caterina li scendeva vestita in maniera improbabile, con una camiciola impalpabile, fiorato, trasparente, sui jeans troppo caldi e si chiedeva come avesse potuto portarsi così poche cose, da casa, per una vacanza così lunga. Ma non era arrabbiata, anzi le veniva da sorridere di sé, bonariamente.

Aveva superato i cinquanta e se ne sentiva addosso una ventina.

Ora stavano lì, sul terrazzino. “Per stasera – disse don Sciau – è meglio lasciar perdere. Scorrerà acqua, pazienza. Domani mattina ci riprovo. Adesso, ti volevo parlare della barca. Sai, la spiaggia intorno...”

La luce era quella del mare, dolce e azzurra, e la barca apparve dipinta ad acquarello, con la sabbia dorata sotto gli ultimi raggi del sole. 


La sveglia suonò e Caterina non si svegliò.
Suo padre era morto da dieci anni e le capitava così di rado di sognarlo.

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