martedì 9 maggio 2017

La corsa dell'ultima estate di Saverio Pazzano








Esiste un’altra città al mondo dove così tanta parte del dibattito culturale ruota intorno alla scelta tra restare o partire

Il rapporto contraddittorio che i reggini hanno con la loro terra, il contrasto tra la bellezza ammaliante del suo orizzonte spalancato sul mare e, in lontananza, l’Etna maestosa e la soffocante limitatezza delle occasioni di lavoro e di vita che offre, anima La corsa dell’ultima estate il primo romanzo di Saverio Pazzano, pubblicato nel 2010 da Laruffa.

Un giovane dentista, all’inizio degli anni 50, sbaglia binario e, invece di prender il treno per Reggio Emilia sale su quello per Reggio Calabria: scappa dalla sua difficoltà di diventare adulto e da un amore infelice. «Perché sono rimasto non l’ho mai saputo. Forse solo perché quelli come a noi hanno il destino brutto di non saper dire no alle sfide.»

Il nipote, dopo gli esami di maturità, lo raggiunge sulla spiaggia di Pietre Bianche, dove il nonno ha una barca, chiamata, col nome della madre, Enrichetta e si dedica alla pesca insieme all’amico Nanà: «una piccola barca. Due vecchi che si immaginano marinai d’altomare.»

Anche Peppino va a pesca con lui, accompagnato talvolta da Adele, una ragazza che vuole sostenere i test d’ingresso alla facoltà di medicina e a cui il nonno dà ripetizioni. «Siamo al centro dello Stretto. Le luci di Reggio tremano in lontananza. Non c’è vento: dalla città non arriva un rumore, sembra dorma. Quand’è così è bellissima, silenziosa. Accucciata sulla riva fa le fusa al mare. Sembra che ogni problema, ogni dolore che la affatica sia accomodato.»

Adele non ha dubbi sulla necessità di andare via: «Io me lo chiedo sempre: come si fa a vivere qui e ad essere felici?» dice Adele «Che vuol dire?» «Che è bello. Ma ti fa arrabbiare che non funzioni niente. Che questa bellezza sia mortificata dalle persone». «E dopo? Lavoro? Qui zero. Università? Le peggiori che ci siano in Italia. Senza contare che non c’è possibilità di costruire nulla che già c’è qualcuno pronto a distruggere. Qui chi vale non emerge mai.»

Innamorato di lei, Peppino vive un tempo fuori dal tempo: «Gelato al chiosco sul Lungomare. Bacio. Si scende al mare alla via Marina Bassa. Bacio. Bagno. Bacio. Stesi al sole. Bacio. Ogni cosa è soltanto un intervallo tra un bacio e l’altro. E poi parole. Neppure una sprecata però. Alla costruzione d’un amore corrisponde un’attenzione costante: una consapevolezza esagerata di quel che si dice. Nessuna banalità: anche gli eccessi di fantasia sono sostanza dell’amore che mette carne.»

Fantastica di andare via anche lui, insieme ad Adele, ma sceglie di restare. «Io l’ho sempre saputo che saresti rimasto qui. Forse per questo (…) mi sono innamorata. Restare è il tuo modo di partire. Non è un modo, ma una sfida.»

A pesare sulla scelta, l’incendio doloso della barca del nonno, colpevole di non aver voluto pagare il pizzo: «Mentre Enrichetta bruciava avevo visto per la prima volta mio nonno senza speranza. Ed avevo temuto che avesse perso per sempre gli occhi imbroglioni.» 

Diceva il nonno che «è dove scegli di vivere che ti fa adulto, non solo quello che scegli di fare» e Peppino sente che restare «a Reggio, una città che ci si scappa prima che si può», «è la scelta inevitabile di chi vede una città incompleta e si sente uguale; un moccioso che gli pulsa dentro un sangue da uomo e deve adeguare il corpo alle forze.»

La corsa dell’ultima estate è un romanzo di formazione, che racconta, senza retorica, l’urgenza del crescere e dell’amare insieme al ripensamento della propria esperienza da parte di chi è ormai anziano. A unire giovani e vecchi, il mare, le aguglie argentate, la grande mola, ovvero il pesce luna, le falanghe odorose di grasso: «Il paesaggio confinato dello Stretto. (…) Non è la grandezza degli spazi che ti fa ommo, ma quanto sono grandi i sogni tuoi che si agitano lì dentro, nello spazio che hai.»

Pubblicato su Zoomsud: 

http://www.zoomsud.it/index.php/cultura/97941-le-recensioni-di-maria-franco-la-corsa-dell-ultima-estate-di-saverio-pazzano

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