lunedì 21 febbraio 2022

Marìas, Isabel Allende e L'amica geniale della Ferrante

 


Javier Marìas, Isabel Allende e Elena Ferrante non hanno niente in comune se non che ho letto in sequenza l’ultimo libro dei primi due e sto vedendo in tv la serie tratta da L’amica geniale.

Ho avuto la fortuna di leggere Tomàs Nevinson subito dopo aver letto Berta Isla e, quindi, di aver seguito senza soluzione di continuità le vicende di questa coppia resa particolare dal mestiere di lui, che fa – è – un agente segreto. Entrambi libri notevoli, l’ultimo pervaso da domande tutt’altro che banali, in particolare sulla liceità dell’assassinio quando la morte di uno può salvare tanti. Chissà se nel corso del 2022 verrà pubblicato un libro che abbia un equivalente spessore letterario.

In Violeta della Allende, a un certo punto la protagonista, parlando della sua vitalità, verga questa perla: “In un’altra epoca, o in una cultura diversa, per esempio in qualche paesino della Calabria, una donna che ha superato i sessanta anni sarebbe una vecchia vestita di nero.” Segno che la Calabria soffre di una narrazione stereotipata. Urge che almeno i calabresi la raccontino com’è, nella sua complessità.

Non sono mai una fan della Ferrante, i suoi romanzi non mi hanno convinto. Vedendo la trasposizione tv, mi sto chiedendo se in questa scarsa simpatia non ci sia (anche) una sorta di insofferenza per quell’immedicabile smarginatura che, al di là della distanza dai due personaggi, fa parte anche della mia esperienza, personale e generazionale. Sulla Stampa, Elena Stancanelli ha fatto delle osservazioni che meritano una riflessione: Nessuno di noi vorrebbe essere Lila, o Lenù. Ma ognuna di noi ha dentro qualcosa di entrambe, una fatica, una vergogna, una chiusura. Una smarginatura. E tutte noi, nessuna esclusa, siamo figlie di quelle donne lì, che hanno lottato contro quelle madri, che non sapevano neanche dire quello che volevano essere. Donne odiose, irrisolte, faticose. E di quegli uomini, tenacemente aggrappati a quello che stavano perdendo, il predominio, l'arroganza, il privilegio di soggiogare. L'amica geniale racconta il momento in cui il mondo ha preso la forma a cui siamo oggi abituati. Anche per questo ci cattura, perché è una specie di manuale di istruzioni della nostra infelicità.”

Nessun commento:

Posta un commento