sabato 15 aprile 2017

Pensieri del Sabato Santo






 Il Sabato Santo è il giorno della Madre, anzi della Mater dolorosa, ancora più del Venerdì Santo, quando, morendo, il Figlio le consegna un altro figlio. 

È il giorno in cui sembra tramontata la promessa dell’angelo Gabriele: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Ed è il giorno in cui appare ormai realizzata parte della profezia di Simeone che, alla presentazione del Bambino al Tempio, le aveva annunciato: «… e anche a te una spada trafiggerà l’anima perché siano svelati i pensieri di molti cuori.»

Il Sabato Santo è il giorno sospeso. Quello che si vive il giorno dopo una morte, l’annuncio d’una malattia drammatica, una tragedia: quando, dopo l’urlo lacerante, si rimane attoniti, senza parole e senza pensieri, in un vuoto che si mangia ogni futuro. Oppure, quello che si vive il giorno prima nell’attesa d’un dramma imminente: quando, per esempio, si hanno molti motivi per ritenere che i risultati d’un’analisi attesa saranno forieri di morte.

È una sorta di ponte che da una parte si lega alla lacerazione, allo schianto del cuore e dall’altro si lancia per strade sconosciute, ma, di certo, buie e tristi: meglio, desolate. 

È il giorno che più di tutti invoca la Pasqua.

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