mercoledì 30 dicembre 2015

L'atlante nuovo dela Calabria






Sono nata e vissuta nello stesso quartiere, estrema periferia sud di Reggio Calabria, ma in frazioni diverse. Meglio:

Sono nata e ho passato la prima infanzia in un luogo. Poche case, i magazzini con le madie e le giare dell’olio, le stalle con i buoi e l’asino. Dove ogni oggetto, ogni gesto, ogni parola erano l’espressione di una storia antica, di una cultura contadina carica dell’esperienza accumulata da generazioni. Un luogo caldo, accogliente, in cui ogni cosa povera era, in realtà, ricca, piena, armoniosa: bella.

Sono poi vissuta, da ragazza e da giovane donna, in un non luogo. Una sfilata di case, una accanto all’altra in una stradina senza marciapiede. Dove il senso di comunità non è quello dei centri concentrici che via via s’allargano, ma quello, ristretto, dei vicini di destra e di sinistra: destinato, quindi, a non radicarsi e/o a disperdersi più facilmente. 

La Calabria è fatta di luoghi e di non luoghi. Geografie di concentrati d’anima e di vuoti a perdere che incidono profondamente nelle storie di ciascuno. È all’interno di queste mappe che bisogna muoversi se si vogliono scrivere atlanti nuovi.

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