venerdì 20 ottobre 2023

Sul premio sospeso a Adania Shibli

 

Cara Viola Ardone, mi sono premurata di leggere Un dettaglio minore della Shibli proprio perché il suo premio a Francoforte è stato sospeso (non annullato). Si tratta di un libro – non un capolavoro letterario, un libro di narrativa, cui ciascuno può dare la valutazione che più corrisponde al proprio gusto – che vuole suscitare nel lettore tutta l’insofferenza possibile verso Israele. Posizione che rispecchia un sentimento legittimamente diffuso tra i palestinesi, (la pessima politica di Israele verso i palestinesi è ben narrata anche da grandi autori israeliani) oppressi in vero anche dalle politiche dei paesi arabi, dall’inadeguatezza della loro leadership e non ultimo dal barbaro attentato di Hamas. Ma non è certo compito di uno scrittore fare lo storico, il politologo ecc. ecc; uno scrittore può essere un forte riferimento per tutti anche se la sua visione è partigiana proprio nel senso di illuminare solo una parte del problema.

Non ho una conoscenza adeguata della narrativa palestinese e non so se la Shibli rappresenta, attualmente, il suo massimo. Voglio dire: se decidendo di premiare un/una palestinese il suo nome era quello più giusto. Io non so se l’avrei fatto, ci sono due passaggi decisivi nel libro, quelli più decisivi che, a me, non sembrano costruiti adeguatamente: ma, questo rilievo, non è niente più che un’opinione, un gusto personale.

Essendo, però, stata decisa la premiazione, io l’avrei mantenuta. Ma, visto il momento, accompagnandola con un dibattito a più voci, sul tema: cosa possono fare gli scrittori per contribuire al diffondersi, tra popoli così provati e che hanno entrambi diritto a vivere in pace e sicurezza, di una nuova cultura, della capacità di “riconoscersi” reciprocamente, della volontà di cercare compromessi possibili?

 

Mio commento su Fb all'articolo di Viola Ardone pubblicato sulla Stampa del 19 ottobre e intitolato Perché Schibli va premiata adesso.

 

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