sabato 4 giugno 2022

Volodymyr Zelensky Nella mente di un eroe di Règis Gentè e Stèphane Siohan

 


«Ogni sera di guerra, nell’ormai iconica t-shirt militare, (Volodymyr Zelensky, ndr) riassume la giornata, spiega la situazione sul fronte militare e diplomatico e risolleva il morale del Paese con la sua voce profonda. Le ultime parole sono di solito dedicate agli eroi del giorno, ovvero quelle persone a cui ha attribuito per decreto il titolo ufficiale di “eroe dell’Ucraina”». (…) Nulla nel tono, nello sguardo intenso, nell’inflessione della voce fa pensare che stia cercando di appropriarsi anche solo in parte di questa gloria. Per Volodymyr Zelensky gli eroi sono chiaramente coloro che rischiano la vita tra le rovine di Mariupol’, nelle periferie di Kharkiv e Mykolaïv, a Irpin’ o a Buča. Come Vitalij Skakun, il giovane soldato ucraino che il primo giorno di guerra si è fatto esplodere su un ponte nella regione di Kherson per rallentare l’avanzata dei carrarmati russi. Forse perché toccato dal coraggio che stanno dimostrando gli ucraini in questa guerra, il capo di Stato, “servitore del popolo”, sembra mettere in pratica il suo famoso slogan: “Ognuno di noi è presidente”. Nei suoi video serali, quel motto significa anche che, in sostanza, “ognuno di noi è un eroe”. Durante queste drammatiche settimane del 2022, mentre l’esistenza stessa dell’Ucraina è minacciata, l’intera popolazione ritrova i gesti delle lotte passate. Perché è da questa storia di resistenza e di difesa di un’identità nazionale che è nato il grido di guerra “Slava Ukraïni! Herojam slava!” (“Gloria all’Ucraina! Gloria agli eroi!”). Si tratta di un motto dei combattenti della Repubblica popolare di Ucraina nel 1918, durante la guerra contro i sovietici. Lo ritroviamo oggi come saluto nei discorsi pubblici e nei momenti di raccoglimento comune, durante i funerali di chi è caduto al fronte. C’è tutto un immaginario, una mitologia dentro questi “Gloria all’Ucraina! Gloria agli eroi!” che risuonano un po’ ovunque nel Paese. Ma gli eroi non sono più solo le grandi figure storiche o i personaggi del passato: sono anche il postino, l’infermiera, lo studente, il cantante lirico o il vicino di casa che un giorno si sono distinti sul fronte del Donbass.»

 

C’è un prima e un dopo il 24 febbraio 2022. Per l’Ucraina, per la Russia, per l’Europa, per il mondo e per tutti quelli che hanno capito che l’aggressione russa allo stato ucraino, che la Merkel ha impiegato cento giorni a definire barbara, non è una guerra tra tante: ma, piuttosto, uno snodo epocale. Il che comporta e comporterà un severo giudizio di valore sulla posizione che, di fronte tale aggressione, stati, leader politici, intellettuali, giornalisti, artisti ecc. ecc. hanno assunto e/o assumono.

(In Italia, perfetta la posizione di Mattarella e Draghi).

 

Non sarebbe stato così, se, nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, non fosse emerso un presidente inatteso: non più l’ex attore un po’ goffo, ingenuo, anche impreparato e forse ambiguo, ma il condottiero coraggioso del suo ammirevole popolo, che, col suo stesso restare a Kyïv, ha costretto i paesi europei ad assumere le responsabilità imposte da valori spesso più enunciati che attuati.

Volodymyr Zelensky - Nella mente di un eroe, scritto da Règis Genté e Stéphane Siohan, pubblicato da Solferino, non ha nulla di edulcorato, ma consente di seguire bene questa trasformazione, che, qualunque sia l’esito della guerra, segnerà un discrimine tra prima e dopo. Come è chiaro in questa esemplificazione, che non vale solo per gli ucraini: «Mykhailo Tkach è un incubo per Volodymyr Zelensky, che non nasconde il suo disprezzo per il giornalista. Lo scorso autunno, durante l’ultima conferenza stampa prima dello scoppio della guerra, i due uomini si sono insultati davanti alle telecamere per mezz’ora. Ma il 2 marzo 2022, dopo meno di una settimana di guerra, Mykhailo Tkach pubblica un post sulla sua pagina Facebook: “Un tempo si diceva ‘come Churchill’ o ‘abbiamo bisogno del nostro Václav Havel’, o ancora ‘dov’è il nostro Mandela?’. Passeranno gli anni e non importa se questa guerra si concluderà con la vittoria dell’Ucraina e la sconfitta della Russia, ma in tutto il mondo, nei momenti difficili, credo che la gente dirà ‘il nostro Zelensky’ o ‘abbiamo bisogno del nostro Zelensky’, e anche ‘dov’è il nostro Zelensky?».

 


Pubblicata in questi giorni da La nave di Teseo  Per l’Ucraina, raccolta dei discorsi pronunciati in questi mesi da Volodymyr Zelensky. I proventi sono devoluti al popolo ucraino.

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