martedì 22 marzo 2022

Zelenky e l'eco di Quasimodo

 

Immagine dal Web

“Come possiamo seminare sotto l’artiglieria russa, come possiamo coltivare quando il nostro nemico distrugge i nostri campi…”

Ad un orecchio italiano le parole rivolte oggi da Zelensky al nostro Parlamento rimandano (possono rimandare) a quel E come potevamo noi cantare/con il piede straniero sopra il cuore… con cui Quasimodo scolpì il feroce dolore del nostro paese sotto l’occupazione nazista.

Ma se l’atrocità della violenza nemica contro madri e bambini può bloccare le parole dei poeti, la vita nella sua interezza viene messa in discussione dalla mancanza di pane, di cibo.

Torneranno i prati si intitola un film di Ermanno Olmi dedicato alla Prima Guerra Mondiale. Non sembra immediato, ma c’è da sperare che la bandiera ucraina possa rispecchiare presto immense distese di spighe dorate sotto un cielo blu, senza missili, bombe, colpi di artiglieria a turbare le messi e le persone che seminano, lavorano, raccolgono.

Alle parole di Zelensky – (dicono che si sia trattato di un discorso emozionale, a bassa carica politica: a me, invece, è sembrato un discorso a forte contenuto politico di una persona che sta vivendo, insieme al suo popolo, al limite della sopravvivenza) – ha risposto un Mario Draghi, chiarissimo come sempre, duro quanto necessario ed empaticamente emozionato. Mi sono sentita orgogliosa del fatto che sia Lui, e non altri, il nostro Presidente del Consiglio.

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