sabato 22 febbraio 2025

Il Corredo di Patrizia Rinaldi

 

Ho ricevuto in anteprima Il Corredo di Patrizia Rinaldi, che esce il 25 febbraio pubblicato da Piemme. Un’emozione grande.

Oltre il moto di simpatia per l’uscita di un nuovo libro di un’autrice “nisidiana” diventata amica (Patrizia Rinaldi ha partecipato a tutti i dodici anni di quel Progetto di Scrittura che ha portato a dodici volumi pubblicati), ho un motivo personale di particolare gratitudine per questo suo nuovo romanzo.

Patrizia Rinaldi riprende in questo libro, all’interno di una trama ben più articolata e complessa, qualche parte di una mia ricerca.

Mantengo una straordinaria affezione per la mia tesi di perfezionamento in Storia Moderna (Università La Sapienza, 1980). Il tema – “Doti nuziali a Napoli nel Settecento” – me l’ero scelto io, in un tempo in cui questo tipo di indagini, già abbastanza diffuso in Francia e in Inghilterra, non era comune nelle università italiane. Quando l’avevo proposto al mio relatore, il professor Vittorio Emanuele Giuntella – lo riferisco a suo merito – disse che non ne sapeva nulla, ma che sarebbe stato lieto di seguire la mia ricerca. Il tempo che ho passato nell’Archivio di Stato e nella Biblioteca Nazionale di Napoli resta tra le cose più belle della mia vita. La stesura di quella tesi continua ad essere tra le ore che, a distanza di tanto tempo, mi sembrano meglio spese.

Che quel mio vecchio lavoro trovi nuova vita in un libro di narrativa, direi in un libro di letteratura, mi commuove profondamente.

Miei sentimenti a parte, infatti, Il Corredo è non solo il più bel romanzo di Patrizia Rinaldi ma anche tra i romanzi migliori pubblicati in Italia negli ultimi anni per inventiva, stile, lingua.

Mi auguro venga accolto con l’interesse che merita.

 

 

 

 

 

venerdì 21 febbraio 2025

Per Zelensky e per l'Ucraina

 

Quando, tre anni fa tra qualche giorno, la Russia ha attaccato l’Ucraina, la mia prima reazione è stata: piangere. Mi sono rivista davanti agli occhi i carri armati a Praga nel 1968 – uno dei dolori “pubblici” più grandi della mia vita – e ho pensato che, forse, entro pochi giorni, magari ore, tutto si sarebbe concluso nel peggiore dei modi. La reazione di Zelensky in un contesto in cui Mario Draghi era presidente del Consiglio in Italia mi ha fatto sperare che l’Unione Europea, finalmente, trovasse lo scatto necessario per diventare quello che avrebbe già dovuto essere. Ora, con il tradimento americano dell’Ucraina, con l’Europa, debole e schiacciata tra due fascisti, Putin da una parte e Trump, il suo megafono, dall’altra (in un mese di presidenza è già riuscito a dimostrarsi ancora peggiore del suo alter ego russo) e con al vertice del governo italiano un’ammiratrice di Trump, le prospettive sono tutt’altro che rosee.

L’Europa riuscirà a Svoltare, ora che dovrebbe essere evidente a tutti che o svolta o è spacciata per sempre? Non c’è Mario Draghi al posto di Ursula Von der Leyen: e basta questo dato a evidenziare che l’impresa non è semplice.

Ma, oggi ancora è comunque, un giorno di celebrazione. Celebrazione dell’eroismo di Zelensky e del suo popolo. Se l’Europa riuscirà a darsi una mossa – se il vero tornerà a essere distinto dal falso, la ragione dal torto – bisognerà essergli grati per sempre. Come ad Adenaur, a de Gasperi, a Schuman e a tutti quelli che hanno lavorato perché il nostro continente diventasse una comunità di popoli.