domenica 20 settembre 2015

Io, Partenope di Sebastiano Vassalli






Non ho mai letto un libro con tanti doppi punti: 

Doppi punti, aperti in ogni parte della frase, laddove chiunque altro avrebbe usato una virgola,

All’inizio, mi è sembrato addirittura spiazzante, poi questa scelta mi ha quasi commosso: come fosse una rappresentazione grafica suprema dell’esigenza di Io, Partenope di farsi intendere in maniera chiara e netta, senza ambiguità e infingimenti.

E, come mi era successo con La Chimera, anche in quest’ultimo libro (postumo) di Sebastiano Vassalli ho particolarmente apprezzato l’epilogo: quel chiarire come la sue narrazioni sono nello stesso tempo un discorrere, nel presente, con il tempo passato, come fosse coevo, e nello stare accanto al lettore, oltre il punto finale del libro: esplicitando il proprio pensiero* con la nettezza di un congedo: quasi di un testamento umano, civile e letterario.

(*Pensiero che, magari, il lettore – come nel mio caso – non condivide del tutto, ma legge con interesse e piacere le storie che gli ha fatto mettere su pagina)

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